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25 febbraio 2009

uahlim

quello del gesto estremo di uahlim è un senso che ci accompagna e che segna questa valle. Lo scoprii la prima volta all'università, al corso di statistica. Dall'annuario Istat risultava che la patria dei suicidi non era la Svezia (come ci avevano sempre detto) ma c'était nous. Depuis toujours.
In Scandinavia si chiamava in causa il benessere, la morte dei bisogni, la lunghezza degli inverni senza luce dove s'insinua la malinconia, il male oscuro. Qui, chissà.
Ho perso tanti amici così. Tutti veri, alcuni carissimi. Non se ne parla facilmente. Fastidio, pudore, rispetto, paura dell'attrazione fatale. Quando capita, con amici e conoscenti di fuori valle, scopro che sono rari coloro che hanno conosciuto anche solo una persona che si sia tolta la vita. Invece presto a me per contarli non basteranno le dita delle mani (mi limito agli amici) e mi chiedo che cosa e perché; sento l'odore del vuoto.
Tutti uomini, tutti molto intelligenti, tutti molto curiosi, tutti molto profondi, tutti molto tutto.
Come uahlim.

12 commenti:

  1. Le nuove linee della metropolitana parigina sono state costruite con un fosso che corre centrale, parallelo ai binari. Lo chiamano "salvasuicidi", perchè ogni due giorni, a volte due al giorno, c'è qualcuno che si butta sotto il treno. Emilio aveva, a mio avviso, il privilegio di vivere in una città come Milano e tornare per il WE nella sua Brusson. Due ambienti opposti in tutto, ma che ti permettono di vedere il mondo con occhi diversi. I suoi occhi erano stanchi, pesti, è impressionante leggere i suoi ultimi post "...amo la vita da morire..." Caro Eddy, forse siamo noi che vediamo, che analizziamo e giudichiamo il suicidio di una persona. C'è una logica nella nostra azione e sta nel fatto di essere ancora umani. Per loro è spesso un partenza, non una fine, verso una dimensione che non li faccia cosi' soffrire. Sofferenze esogene ed endogene, per le prime esistono le responsabilità delle quali ti ho parlato su FB, per le seconde credo che nessuno su questa terra possa farci qualcosa. Dove sta la linea che delimita queste sofferenze? E' sempre troppo tardi per capirlo. Ho scoperto le parole di Uhalim insieme alle tue, eravamo in un altro blog. E' stato bello leggerlo, dargli qualche scappellotto ogni tanto, leggere le sue sensazioni, le sue idee, le sue reazioni, a volte energiche, raramente accondiscendenti. Penso alla sua mamma, mando un abbraccio sincero a lei che ha perso due volte la vita, penso a tutto cio' che rimane sul net di Uhalim, perso dentro qualche server californiano e penso che in fondo la nostra vita non sarebbe stata la stessa se non fossimo andati a cercare chi si celava dietro al nick "Uhalim", che amava la sua regione e la sua Brusson più di ogni altra cosa. Viviamola (fosse facile) come il suo inizio di una vita incomprensibile agli umani, a quest'ora, sono sicuro, starà facendo il pistolotto autonomista all'angelo di turno...

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  2. non giudico. Rispetto e rimpiango.

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  3. Sono senza parole, come sempre in questi casi.
    Un abbraccio forte alla mamma e un pò di rimpianto in più...
    Ciao Emilio

    Paolo(ermenegildo)

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  4. Roberto Luboz

    Anche io ho conosciuto Emilio, anche se solo attraverso la rete. Personalità sicuramente controversa, sensibile e profonda al tempo stesso. Condivido quanto espresso da Eddy... una Valle tragicamente e particolarmente colpita dal mal di vivere. Occorrono riflessioni attente... In questi casi il mio pensiero va sempre, non tanto a coloro che hanno spento la propria luce, ma a chi rimarrà al buio. Un abbraccio alla mamma e a chi gli ha voluto bene.

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  5. ciao a tutti, ciao eddy
    ho appreso della tragica scomparsa di emilio. mi dispiace profondamente. non lo conoscevo ma qualche settimana fa ho ricevuto una sua mail di scuse per alcuni commenti che aveva fatto su di me in campagna elettorale. io l'ho ringraziato dicendogli di non essermi assolutamente offesa, anzi apprezzo molto la libertà di espressione che il tuo blog garantisce. è stato un bel gesto da parte sua che dimostra sensibilità. anche se non l'ho conosciuto sono rimasta scossa dalla tragica notizia e, in silenzio, gli ho dedicato una preghiera...spero che gli sia giunta.
    un caro saluto, emily rini

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  6. Mi fermo sempre, di fronte al suicidio. Non offro oboli alla questua presuntiva e presuntuosa (ma anestetica, per chi la fa) dei perché. Per me non c'è, un perché. C'è solo l'impercettibile cric di "quel" cristallo che scoppia seguendo i suoi misteriosi legami molecolari. A volte basta un suono, ad infrangerlo. Non c'è bisogno d'un colpo.
    Persino il cristallo infrangibile (antisfondamento, antincendio, antitutto) della teca della Sindone cedette alla mazza del pompiere, ma non alla sua forza (ne aveva respinta ben di più al collaudo), bensì alla martellata giusta. Quella vibrata "lì". In quel nodo invisibile, in quel vuoto insospettabile, in quella cellula fragile che esiste in tutti i cristalli e in tutti noi. Compreso Uahlim.

    Manlio

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  7. "Il n'y a pas de suicides, il n'y a que des meurtres" (Elsa Triolet).
    Senza gridare subito all'assassino, perché non andiamo a rivisitarci il trattamento amministrativo, giudiziario e giornalistico cui fu sottoposto il padre di Emilio? Dopo tutto, proprio lì Emilio stesso identificava quell'ingiustizia insanabile, quel "lì", per riprendere il bel messaggio che precede il mio, di cui non riusciva a farsi una ragione. Una condanna ingiusta, o eccessiva, amplificata a dismisura dalle iene dattilografe, può distruggere. Magari non subito, non completamente, ma inserisce un tarlo che rode, che scava, che impedisce di credere ancora nella vita. Si sono visti persino cinghiali, Emily, piangere per la violenza alla quale erano sottoposti. Cinghiali confessi che disponevano di ingenti risorse per difendersi, non insegnanti per cui il lavoro e la reputazione erano tutto. Ecco, Eddy, sarebbe forse il caso di fare di questo tragico evento l'occasione di riflettere sui limiti tremedi della giustizia e della "libera" stampa italiane e, nello specifico, valdostane. Troppo spesso, indipendentemente dalle responsabilità reali della vittima, si trasformano in due picchiatori che non lasciano scampo, tanto più feroci quando il bersaglio è debole o in difficoltà quanto sono prima stati servili e silenti se solo esisteva un minimo rischio di infastidire un potente. Riesci a recuperare, che so, le pagine de "La Stampa" e de "La Vallée" sul caso? Perlomeno per la prima, da abbonato elettronico, dovresti riuscirci.

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  8. non so chi sia l'anonimo di cui sopra, ma il suo intervento mi costringe ad intervenire, anche se avrei preferito tacere e tenermi il ricordo di uahlim dentro di me, e non aggiungermi al codazzo degli interventi su vari blog, molti dei quali ipocriti, come sempre avviene in queste occasioni (non i tuoi, eddy).
    Temevo questa conclusione tragica (ho anch'io perso in questo modo tanti amici), ma mi sembrava che uahlim avrebbe forse potuto farcela, lottava a denti stretti.
    Il suo partecipare a vari blog era uno di questi modi di lottare: lo faceva sentire vivo.
    La sua sensibilità troppo viva, la sua intelligenza troppo acuta, non gli permettevano tuttavia di riuscire a superare lo choc di cui era stato ingiustamente vittima: il suicidio del proprio padre, anch'egli sensibilità troppo viva, intelligenza troppo acuta.
    Ai miei tempi, se un maestro mi avesse dato uno scappellotto perché non ero sceso da un davanzale e lo avessi raccontato a casa, a casa ne avrei presi altri due, o almeno mi avrebbero detto: "ha fatto bene, peccato te ne abbia dato solo uno".
    Quel che è successo al padre di Emile (denuncia, condanna, esposizione ai media) è vergognoso, e mette in discussione tutto il nostro sistema educativo (i figli hanno sempre ragione, soprattutto per le madri).
    Chiunque ha insegnato sa che ormai il problema più grande per un insegnante non è più il rapporto con gli allievi, bensì il rapporto con i genitori.
    Leggo in questi giorni che qualcuno vorrebbe uno psicologo in ogni scuola. Dio ce ne scampi!
    Parlo con cognizione di causa: a suo tempo ho seguito per ben quattro-cinque anni una completa analisi junghiana di un medico specialista presso una clinica psichiatrica (sfido chiunque, e in particolare quelli che dicono "io non ho niente" a farla: sono in genere quelli che ne avrebbero più bisogno; d'altronde, per esercitare la professione, un buon medico non può non aver fatto e superato un'analisi completa presso un altro specialista).
    Ebbene, questo medico, un giorno mi disse che stava preparando dei medici-psicologi che si stavano preparando per la professione.
    Mi disse letteralmente:
    "Sanno tutto di psicologia, ma non capiscono niente di psicologia".

    ciao, uahlim, ti capisco.

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  9. Chissà Eddy se per davvero riusciresti a pubblicare quegli articoli dei giornali relativi al fatto incriminato al padre di Emilio. Vorrei così capire se per davvero qualcuno vivente debba vergognarsi e avere sulla coscienza tutti e due, dal momento che il gesto di Emilio mi sembra poter essere causa consequenziale .
    Pippo

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  10. lo farei volentieri se avessi modo di averne un elenco abbastanza completo, in modo da poterli ritrovare e passare allo scanner. Qualcuno vuole aiutare?

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  11. Questo lavoro lo aveva gia fatto emilio ecco il link
    http://www.revil.it/franco/
    Ciao

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  12. ... Emilio aveva fatto un bel lavoro: è tutto qui: http://www.revil.it/franco/

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