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2 settembre 2008

anatomia bugiarda

appropò di legge elettorale, incompatibilità ed ineleggibilità, un commento anonimo a posta da pechino (qui sotto) merita la une:
"Legge del cazzo voluta da Caveri e soci per far fuori Guste e Louvin il quale si sono dimostrati più furbi e preparati degli altri. Ad andare a leggerla bene sembrerebbe che il 90% dei valdostani non potrebbe candidarsi."
Salvo ovvie considerazioni sul buon gusto degno di un lord inglese, l'affermazione finale è falsa. Tutti possono candidarsi purché rimuovano le eventuali cause di ineleggibilità. Non possono però più fare la campagna elettorale sfruttando una posizione privilegiata facendo scempio del costituzionale diritto di uguaglianza. Parliamone.
Ciò detto - e senza mancare di rispetto a Bartolomeo Sforza - contrariamente a quanto riportano gli atlanti di anatomia, i coglioni sono molto più di due.

17 marzo 2008

dal diciotto politico all'eccellenza

Nel consueto Pubblico&Privato del lunedì, Francesco Alberoni sul Corriere della Sera affronta oggi il tema dell'eccellenza.
Un passaggio vale tutto l'articolo:
"Oggi però la spinta all'eccellenza viene ostacolata da una pedagogia che punta sulla facilità, la mediocrità, l'improvvisazione. Col risultato che i ragazzi non hanno informazioni sistematiche, non sanno concentrarsi e non sanno argomentare. Mentre coloro che vorrebbero una scuola rigorosa - molti insegnanti delle scuole medie e superiori e dell'università - vengono sistematicamente osteggiati."

21 maggio 2007

A destra o a sinistra di che cosa?

Limitandoci all’era moderna, per non partire da Mosé, la sinistra nasce nella seconda metà del ‘700. Gli illuministi e la loro Encyclopédie innescano lo scontro tra le tiers état, la borghesia, e i nobili e i preti, che si conclude con la rivoluzione francese. La sinistra viene al mondo con l’obiettivo di tagliare la testa al re. Dice una sua antica canzone: Con le budella dell’ultimo prete impiccheremo l‘ultimo re…
All’inizio quindi i borghesi sono di sinistra e, di conseguenza, preti e nobili sono di destra.
Fatto fuori Napoleone, una delle prime dimostrazioni che si parte da sinistra per andare al potere, ma quando ci si arriva, si diventa inevitabilmente di destra, dopo il Congresso di Vienna e la restaurazione, la sinistra borghese conquista la sua fetta di potere politico ed economico un po’ dappertutto (da noi si chiama Risorgimento) inventando gli stati nazionali. Nel frattempo però, un’altra figlia del secolo dei lumi, la rivoluzione industriale, aveva creato masse di lavoratori sradicati dalla loro terra. Marx & Engels li definirono proletariato, ponendosi con loro a sinistra della borghesia, che si trovò così a sua volta spiazzata a destra (d’altra parte era andata al potere, e la storia si ripeteva). In realtà, tornando un attimo indietro, nel ‘700 con l’illuminismo la filosofia aveva imparato a parlare tedesco. Kant aveva enunciato la soluzione della bimillenaria contesa tra idealismo ed empirismo (o, se preferite, materialismo), brevettando l’idealismo della ragione e del giudizio. I suoi successori a questo idealismo appiccicarono prima l'estetica e poi l’etica, finché con Hegel non si arrivò ad un bivio: a sinistra Schopenhauer, Feuerbach fino a Marx; a destra, là in fondo, Nietzche. La borghesia scelse allora di chiamarsi liberale, collocandosi tra la nuova sinistra marxista e la destra di prima, in attesa della nuova. Ai bordi si muovevano lo sviluppo non casuale dell'archeologia egizia, i salotti esoterici di Madame Blavatski, il nuovo verbo di Sigmund Freud e gli anarchici di Michail Bakunin. Gli attentati a cavallo del novecento e lo scoppio della grande guerra ci portano dritti filati a quello che Eric Hobsbawm definisce Il secolo breve, secolo di soli 72 anni, dal 1917 (rivoluzione d’ottobre) al 1989 (giù il muro), nascita, sviluppo, degradazione e crollo dell’Unione Sovietica, che spargeva sinistra fuori dai suoi confini, mantenendo l’ordine al proprio interno in un modo che più a destra non si può. Destino comune delle dittature vuole che il loro successo nasca sempre dall'incontro del socialismo con il potere, della sinistra con la destra. Mussolini nasce come direttore dell’Avanti, Hitler non a caso chiama il suo partito nazionalsozialism, i reduci di Salò, dopo la seconda guerra mondiale, chiameranno Sociale il loro nuovo movimento. Nel frattempo da noi, con Don Sturzo e Dossetti, i preti, l’obiettivo che fin dall’inizio la sinistra voleva abbattere, avevano fondato la sinistra della chiesa. Dopo la Costituente i pattisti, come i democristiani, si fanno scippare la resistenza dai comunisti, ma sono meno abili, rimangono pinzati in mezzo e si ritrovano alla fine antifascisti, sì, ma di destra, fino a diventare liberali o repubblicani, quando ormai però si può essere antifascisti solo se si è di sinistra. Nel passaggio si spengono i monarchici. Saragat trova poi i comunisti troppo di sinistra, Tambroni inventa i democristiani troppo di destra, il pendolo con Moro torna a sinistra, il grande inciucio della legge 300 porta nel 1960 i sindacati al potere, senza gli obblighi e le responsabilità connesse, il piombo fa sdoganare a Berlinguer i comunisti, con Craxi i socialisti si rispostano a destra, con tangentopoli si scopre che rubare è reato, con Berlusconi si sdogana Alleanza Nazionale. Oggi la sinistra pretende di rappresentare il popolo, ma il popolo vota per il centro-destra. Rimane da stabilire se Bersani sia meno o più liberale di Tremonti. Di Fini, sicuro. Per dire che la distinzione non è neppure più più stato contrapposto a più mercato...
Liberal si definisce la sinistra negli USA, i liberal però stanno in Gran Bretagna a sinistra dei tories, ma a destra del labour party. Sul quale pende un dubbio: Blair è di sinistra?
Siamo così arrivati ai nostri giorni e tornati alla domanda iniziale: che cosa sono oggi la destra e la sinistra? A destra o a sinistra di che cosa?
Permane il grande inganno: se l’etica è un valore che si è perso (purtroppo), gira gira lo stato etico (brutta roba) è la tentazione sia della destra che della sinistra.
Preferirei definire le cose in termini di riconoscimento dei diritti del cittadino. In questo senso la sinistra patisce una deriva verso l’egualitarismo, padre dei diritti senza doveri, del diciotto politico, della deresponsabilizzazione, dei contributi a pioggia, dei finti incentivi a tutti a fronte di finti obiettivi.
L’égalité des résultats, insomma. L’appiattimento.
A questo egualitarismo preferisco l’uguaglianza, l’égalité des chances, che considero uno dei principali valori da perseguire in una società che vuole progredire, che tende all’eccellenza, dove i cittadini coniughino diritti e doveri, sappiano prendersi delle responsabilità, siano premiati in base al loro valore e ai risultati.
La buona vecchia parabola dei talenti.

P.S. E in tutto questo casino, in mezzo, che cosa c’è, in mezzo? Il centro?
Qualcuno sa dirmi che cosa sia il centro?