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23 novembre 2008

el culebrón - nuevo episodio

tra il 17 e il 21 novembre, mentre La Stampa si interrogava sul dilemma "pubblichiamo o non pubblichiamo la replica di quel rompicoglioni di Eddy Ottoz", avevo chiesto un parere ad alcuni amici giornalisti professionisti valdostani, anticipando loro privatamente il contenuto della mia lettera.
Ecco alcune email ricevute mercoledì 19 (mantengo la riservatezza sui nomi):

1 - "avevo letto e mi chiedevo se avresti accusato il colpo in silenzio... per fortuna mi hai smentito. Spero di vedere la lettera pubblicata, ma ne dubito. Ormai la quantità di merda è trasversale: tocca tanti ambiti, non solo quello deontologico, ma perfino quello penale. Questa volta hai ragione tu, è il caso di andare fino in fondo. Anzi, ti consiglio di chiedere la pubblicazione della precisazione ai sensi della legge che individua anche tempi ridotti ed, eventualmente, di procedere con ricorso all'Ordine."

2 - "Come ti ho detto per telefono, mi sembra che vada bene, anzi, molto bene."

3 - "ho letto la lettera... Che dire, hai colto molti bersagli! Certo metti a dura prova il caporedattore che ha scelto un nuovo collaboratore con tali referenze :-) Sono curioso di vedere se la pubblicano e con quale risposta."

4 - "Non avevo letto la stampa del 12 (ero fuori valle), ma avevo visto il tuo post. In realtà, condivido (la posizione del...) l’Eddy 1. Mettersi a discutere con un cretino, con quel che segue. Parla un esperto in materia. Ma la lettura della tua risposta mi ha fatto ridere fino alle lacrime (quella del scendi la monnezza ecc. è grandiosa e veramente insultante, proprio come deve essere una risposta a un simile articolo, tanto valdostano non solo nell’approssimazione del linguaggio, ma soprattutto perché allusivo, fumoso, velleitariamente diffamatorio). Quindi il mio consiglio è di tenere il punto: tanti capiranno la tua risposta, ma pochi l’apprezzeranno, mentre molti la troveranno presuntuosa e arrogante, massime nella massa di cerebroxxxx che siedono in Consiglio regionale e in altri circoli dirigenziali – ti immagini Xxxxxxxxxx preso dal subitaneo terrore che le espressioni che lui usa abitualmente possano essere un giorno pubblicamente derise? Pochi l’apprezzeranno, ma quei pochi te ne saranno profondamente grati. Soprattutto per aver dimostrato che si può reagire a questa purea di deficienti che ci ammorba l’esistenza e che tanto più pretende quanto meno conosce."
(A proposito di Xxxxxxxxxx, ricordo un simpatico comizio off-Broadway della campagna 1998, in cui Yyyyyy Yyyyyy, per redresser la barre fino a quel punto troppo axé sul francese e sul patois, esordì con un magistrale "In giro per tutta la Valle ci stanno vilipendo...", e, dopo una sapiente pausa retorica, concluse: "...ma non ci lasceremo soccombere.")Altri mi avevano scritto subito dopo la pubblicazione dell'articolo di Assanti e senza aver ricevuto l'anteprima della mia risposta (il secondo non è un giornalista):

"catechizza eddy catechizza..."

"Mah, ho letto la cosa. Da un lato l'articolista non commenta ma riporta solo delle dichiarazioni del Vuillermoz che sembrano più contro i predecessori che contro di te. Si parla di un "sermone" ammettendo che la cosa è riportata dal Vuillermoz per "sentito dire", a dire il vero, e senza citare bene la fonte del suo "sentito dire". Per simmetria io preferirei una replica fatta con un'intervista rilasciata allo stesso articolista, che non con una lettera che sa tanto replica piccata. Così salveresti anche la faccia all'articolista. Sulla libertà di stampa, alla faccia della libertà di stampa un giornale è libero di ascoltare anche solo una campana. Ciao"

Rispetto tutte le opinioni, ma vorrei capire dove Assanti ammette "che la cosa è riportata dal Vuillermoz per "sentito dire"". Nell'articolo che ho letto io non ne trovo traccia.

Nel frattempo ho scritto ieri a La Stampa una nuova replica, questa volta alla controreplica di Assanti. Accetto il veleno nelle considerazioni personali, ma ribatto e ribatterò ad ogni espressione falsa o volutamente fuorviante.

20 novembre 2008

el culebrón

n'ata nuttata s'est écoulée, n'ata matina senza pubblicazione della mia replica su La Stampa.
La telenovela, soprattutto il thread di email e sms con la premiata ditta, si sta facendo divertente.

16 febbraio 2007

Far girare i soldi

Continua a ronzarmi in testa quanto ho sentito in Mali sul funzionamento degli aiuti al terzo mondo, quelli che spesso servono a tranquillizzare la nostra coscienza. La sintetica conclusione è che purtroppo in molti casi si tratta di prendere i soldi dei poveri dei paesi ricchi per inviarli ai ricchi dei paesi poveri in modo che sfruttando i poveri dei paesi poveri li facciano rientrare nelle casse dei ricchi dei paesi ricchi.

12 febbraio 2007

Finché c'è Autan c'è speranza

Tanto per cominciare passi una ventina di giorni a spararti tutti i vaccini possibili e immaginabili, dall'epatite al tifo, dal colera al tetano, scampando solo a quello contro la meningite, ritenuto inutile per chi non corre rischi per mancanza dell'organo bersaglio. Il tutto condito da profilassi antimalarica. In ogni caso rigorosamente senza ticket. Poi, mercoledì 7 e giovedì 8 consiglio regionale. Si parte a metà seduta dell'8: fai appena in tempo a votare sulla mozione relativa alle cariche di Finaosta e ti tocca subito lasciare l'aula dei franchi tiratori per andare a prendere l'aereo per Bamako (Mali), entrando di diritto tra coloro che qualcuno, maliziosamente, chiama i franchi viaggiatori.
L'appuntamento è questa volta con la Troisième Rencontre Internationale des Régions Francophones, organizzata dall'AIRF (Association Internationale des Régions Francophones), che si penchera sul tema Entreprendre en Francophonie.
La sessione dedicata alle Conditions du développement local sarà presieduta da Luciano Caveri.
I temi sono tutti interessanti. Affascinante quello sulle Infrastructures numériques, illustrato con rigueur cartésienne da Louise Lassonde. Illuminante quanto (purtroppo) esilarante quello sul commerce équitable grazie all'esposizione del laotiano Sengdao Vangkeosay, imprigionato a suo tempo dai colleghi comunisti perché troppo liberale, considerato oggi troppo a sinistra da quando i suoi ex-colleghi comunisti l'hanno scavalcato a destra (e vittima di due bombe sulla sua auto), ma sempre fedele alla ricerca della società civile nella giungla di montagna. Sconfortante l'appello per la Santé di Youssouf Issabré, che illustra un quadro desolante dello stato sanitario del paese.
Durante la colazione di lavoro un'esaustiva presentazione a dieci mani dell'universo della microfinanza. Dai micro-prestiti alla raccolta del micro-risparmio, fino alle micro-assicurazioni. Tutto micro salvo i tassi, contrariamente a quanto pensano e/o propagandano nei paesi occidentali i duri e puri dell'universo equo e solidale. Il 2% al mese accontenterebbe anche i boss di Secondigliano. Alle obiezioni gli enti erogatori rispondono con una massima di Catalano: più conveniente il 25% che l'85%. Neppure Monsieur de La Palisse avrebbe saputo dirlo meglio.
Pomeriggio dedicato alle tecniche del finanziamento al credito per l'agricoltura, e in seguito ai problemi dell'alimentazione. Si chiude con il Forum des Régions e l'adesione all'AIRF di una ventina di nuove regioni, tutte quelle del vicino Burkina Faso più altre in vari paesi.
Bamako, la capitale del Mali, è un'immensa periferia marrone. Sabbia, case, capanne, tende, tettoie, una sinfonia di marroni, ton sur ton. Il Niger, il grande fiume che l'attraversa e la taglia, dà vita e cibo. E' già enorme qui, dove è quasi appena nato, per diventarlo ancor di più 1500 km a valle quando entra nello stato al quale dà il nome, il Niger, appunto, e finire in ultimo, gigantesco, in Nigeria.
Si scopre subito che per noi la scelta vincente sarebbe stata Vodafone o Tim, poiché chi, come il sottoscritto, ha H3G, rimane isolato dal mondo e piomba in crisi da astinenza da telefonino. Figuriamoci internet. Il business Center dell'albergo vende sì, banda e connessione, ma alle ore più strane, di solito quando non ti serve, e cambiando continuamente orario. In sostanza è sempre aperto, salvo quando ci vai tu.
Prima di cena cocktail in giardino. Gli unti sono gli europei e i canadesi, ma non per messianica predestinazione, nulla di mistico. E' solo l'effetto di spray e pomate anti-zanzara. Il rischio paludisme si concentra infatti dal tramonto all'alba. Al termine dîner libre, domani si va a Tombouktou (i pozzi di Bouktou), crocevia delle carovane Touareg, città dei 333 santi marabout, la porta sul Sahel.
Si parte alle 6,45: grande accoglienza all'aeroporto: il presidente della 6° regione del Mali, il Governatore e il sindaco di Tombouctou. Tutti i notabili in pista, in fila a stringere la mano agli ospiti à la basket. Spettacolo folkloristico con canti inneggianti all'eroico Presidente della Repubblica Amadou Toumani Touré, e poi tutti, con carovana di toyotone 4x4, alla sede del Consiglio regionale di Timbouktou, a dire il vero molto più modesto del nostro.
Nel patio, sotto un portico, gigantografie di tutti i consiglieri regionali (gli abitanti non hanno la televisione e vengono qui per vedere in effigie i loro governanti). Sabbia più fine, vento che te la infila dappertutto, e colore nocciola più chiaro che a Bamako, rotto però dai colori vivaci dei boubou e dei turbanti. Splendido il blu, distintivo dei touareg.
Discorsi di circostanza, presentazione dei due grandi progetti della regione: il Système Fabiguine, un canale di 18km per ricollegare il Niger a Tomboutkou e ai laghi che stanno scomparendo, e con essi l'agricoltura e la vita, e uno studio per il lancio turistico della regione. Riparte la carovana nel deserto, per farci ispezionare i lavori di scavo del canale, opera dei libici.
E poi via al centro intitolato ad Ahmed Baba, famoso marabout del 16° secolo, dove oltre 25.000 preziosi volumi sfidano il tempo grazie al clima secco del deserto, accuditi e restaurati da specialisti formati nelle università islamiche.
Non ci facciamo mancare nulla: è la volta della visita alla moschea, e poi tutti alla Maison des artisans, sorta di Chambre de Commerce locale, florilegio di tutte le attività, dai tessitori ai forgerons, dai fabbricanti di coltelli a quelli di gioielli, di tutto un po'. Ci accoglie il presidente, lo sceicco Djen Es Tron, che in arabo significa l'immarcescibile. Attorno alla Chambre il mercato, spazzato dalla sabbia, che ricopre tutto il paese e impedisce di distinguere l'età delle cose e delle case.
La visita si conclude con un banchetto nel deserto (altra carovana di 4x4), in mezzo ai Touareg, ospiti di Oumarou Ag Mohamed Ibrahim, Président du Haut Conseil des Collectivités Territoriales du Mali et Ancien Président de l'Assemblée Régionale de Tombouctou, nonché Trésorier général de l'AIRF.
Sontuoso cammello arrosto, con montone al suo interno, entro cui sta un pollo, e nel pollo un piccione, dentro al quale sta un uovo. La matrioska della cucina Touareg, insomma. Accompagnamento di musica dei nomadi, giro in cammello per chi vuole e, infine, tutti all'aeroporto ad imbarcarci sull'uccello di acciaio. Tout nouveau tout beau, ma troppo breve, giusto un assaggio per farti venire voglia di tornare. La prossima volta, però, con calma.