"Estote legibus soluti", aveva decretato il Consiglio regionale proclamandoli eletti. "Wahlgesetze über alles" ha invece ribadito il tribunale di Torino, dichiarando ineleggibili Albert Lanièce e Carlo Norbiato. Se il primo potrebbe conservare l'assessorato alla sanità, come sin da giugno si mormora che in altissimo loco fosse stato deciso (da "tecnico" però potrebbe percepire il solo emolumento assessorile senza cumulare quello da consigliere, dettaglio non proprio banale in un'ottica di pragmatico spirito di servizio), Carlo Norbiato, dimessosi a suo tempo dal Comune di Aosta e "dimesso" ora dal Consiglio dalla Corte d'Appello, si trova a metà del guado: gli indiani tirano frecce da una riva e lo sceriffo lo aspetta sull'altra (e il cavallo è nervoso).
Al loro posto entrano in Consiglio Piero Prola e Gabriele Maquignaz, entrambi di stretta osservanza del Rito Unico Valdostano Antico ed Accettato.
PRENDRE PARTOUT
METTRE CHEZ-NOUS
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24 settembre 2008
Wahlgesetze im Aostatal
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22 luglio 2008
aboliamo il Consiglio
in coincidenza con la seduta del Consiglio di domani, compirà una settimana l'interessante pagina 48 de La Stampa del 16 (clicca la foto a sinistra), che merita, a bocce ferme, qualche considerazione. Traspare, avant tout, il mutato atteggiamento del quotidiano, l'inusitato risalto - che si spinge fino al titolo e non solo - dato a quanto pubblicato da un altro giornale (Le Peuple, uno a caso) con la velina più lunga del secolo, il Rivolin-pensiero.
Per picconare la legge elettorale il buon Joseph Gabriel indossa dapprima la toga del costituzionalista confondendo i diritti con l'esigenza di confronto alla pari, quindi accusa la legge di essere troppo complicata, per lanciarsi poi nel falso d'autore (...legge scritta fuori da tutti i confronti democratici, lo stesso Comitato federale dell'Uv non sapeva che fosse in cantiere...), proseguire in modo umoristico (... legge che puntasse, piuttosto che a ristabilire un equilibrio tra i candidati, a proteggere le "rendite di posizione" di alcuni consiglieri che rischiavano di essere rimpiazzati da persone capaci e popolari...) e concludere ponendo la volontà popolare al di sopra della legge (estote omnes legibus soluti).
Diciamocela tutta: quella sull'ineleggibilità e incompatibilità è certamente una legge severa (e Dio sa se ce n'era bisogno), è però falso che i vertici dell'UV non fossero stati consultati (il rinvio al 2013 dell'ineleggibilità dei sindaci è proprio il risultato delle avvenute consultazioni, e l'attore principale al tavolo della mediazione politica era, guarda caso, proprio il presidente dell'UV Guido Cesal, che ripetutamente illustrò i paletti posti proprio dal Conseil Fédéral). Più vertici di così... Non è assolutamente complicata (chi ha voluto leggere bene, come Rollandin e Prola ecc. si è dimesso in tempo e non ha avuto problemi, Norbiato dev'essersi distratto). A guardare i risultati elettorali (il più grande rinnovamento nella composizione del consiglio da decenni) appare evidente che questa legge non ha protetto alcuna rendita di posizione dei consiglieri uscenti: chi era capace e popolare ha fatto il suo score. E' stato addirittura battuto il primato regionale di preferenze.
Perché allora quest'improvvida sortita dell'intellettuale Rivolin? Un'ipotesi: per difendere il bicameralismo alla valdostana (Consiglio/Celva) i sindaci, la vera corazzata dell'Union, chiedono l'abolizione della norma che, dal 2013, li renderebbe ineleggibili e dovrebbero perciò dimettersi per potersi candidare. I padri fondatori rigettarono il Conseil des Communes (Consiglio composto da tutti i sindaci, l'idea era di Monsignor Stevenin), gratta gratta quarant'anni dopo con il Celva esso è stato realizzato nei fatti, ma non come Consiglio Valle, bensì come condizionante surrettizio doppione. Per non parlare dell'elezione diretta di sindaco and vicesindaco, un tema poco compreso ed esplorato.
Apprendiamo così da La Stampa che a) è il Peuple che traccia il solco e b) è il Comité che deve fare le leggi. Verrebbe da pensare che il Consiglio regionale sia una costosa sovrastruttura da abolire.
Come bonus la pagina 48 offre un succoso articoletto sullo sconforto di Borluzzi che invita apertamente Zucchi a leggere ad alta voce in commissione la proposta di legge Mussolini sullo Statuto speciale contro il francese. Siamo alle comiche. Borluzzi non ha ancora capito a chi ha affidato il suo tesoretto di voti. Anziché passare all'incasso sta passando all'incazzo.
Tutto il resto è letteratura.
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22 maggio 2007
La lobby dei docenti universitari funziona bene
Il Governo ha impugnato l'ineleggibilità dei docenti universitari prevista dalla recente legge in materia elettorale approvata dal Consiglio regionale.
Il dubbio, come sempre in questi casi è: resistere presso la Corte Costituzionale contro l'impugnativa del Governo, per ribadire la nostra autonomia, oppure abbozzare e abrogare immediatamente il punto sollevato, facendo cessare la materia del contendere?
Nel primo caso, se la Corte desse torto alla Valle d'Aosta dopo lo svolgimento delle regionali dell'anno prossimo, si rischierebbe un pasticcio che potrebbe addirittura portare all'annullamento del risultato e al ritorno alle urne. Nel secondo caso, con una semplicissima leggina di un articolo, risolveremmo ogni problema.
Intendiamoci, la norma contestata ha una sua giustificazione. L'Università della Valle d'Aosta è l'unica in Italia in cui il rettore è nominato dalla Giunta anziché essere eletto dal Senato accademico. E' sembrato perciò corretto equiparare le posizioni accademiche ad altre di nomina regionale in enti e società.
La lobby dei docenti universitari in Parlamento e nel Governo è evidentemente molto forte, si è sentita punta sul vivo e la pensa diversamente.
Spero che per una volta si rinunci a rivendicare l'autonomia e si decida di non resistere dinanzi alla Corte. Abroghiamo il punto incriminato e andiamo tranquilli alle elezioni del 2008 con questa nuova legge sulle ineleggibilità, severa, certo, ma molto migliore della precedente.
Bisognerebbe chiarire però una volta per tutte che ineleggibilità non significa impossibilità di candidarsi, come qualcuno racconta nei bar. Per potersi candidare è sufficiente rimuovere la condizione di ineleggibilità per il solo periodo della campagna elettorale. Nel caso dei docenti universitari, ciò significa sospendere l'insegnamento per 45 giorni, non certo la fine del mondo.
Ma tant'è.
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