In un francese che non pare certo la langue de Molière, il conduttore del tg regionale si spara un Dou Won. Non potendo l'anchorman evidentemente riferirsi al famoso omonimo ristorante (3810 Hacks Cross Rd Ste 101, Menphis, Tennessee), volgo lo sguardo dal computer allo schermo tv. Dalle immagini capisco che si parla di kite-ski al Piccolo San Bernardo, e che Dou Won, sta per "du vent". Nelle pieghe del francoincomprensibile gramelot, tra altre preziose chicche (che neppure in catalano) si riesce a cogliere un chiaro "confrontassión".
Siapo'.
PRENDRE PARTOUT
METTRE CHEZ-NOUS
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14 gennaio 2009
il mandarino Dou Von
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22 luglio 2008
appropo' di bilinguismo
a ludwig interesserà poco, ma in questi giorni catalogo e metto via appunti e documenti di due anni di Consiglio.
Incappo così in deliziosi cammei linguistici, ora francesi ora italiani. C'è chi non era d'accordo su "aver compreso tra i figuri compatibili..." e chi "volevo fare due riflessioni sull'impiantito elettorale della Valle d'Aosta".
C'era poi chi "c'est difficile, nous avons prouvé, nous avons spérimanté..." e chi provava "délusion" perché non erano andate a buon fine delle "opérations similables", concludendo "c'est une question de percentuál..."
Vertici linguistici irrangiungibili anche per il grande Totò, famoso per il suo "nous voulévons savuár", ma sublime ne "Il ratto della Sabine" col suo poderoso "cochon la misuár".
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11 luglio 2007
de lingua condenda
il corpus degli interventi in aula dei consiglieri costituisce un vero e proprio laboratorio dove si sperimentano le più ardite forme d'innovazione linguistica. Molte espressioni costituiscono perle degne di apparire su grandi successi di alcuni anni fa, quali "Io speriamo che me la cavo" e "Il dono dell'obliquità".
Limitiamoci ai peccati e salviamo i peccatori. Si va da "è stata una relazione esaustiva e articolare" a "il suo, Assessore, è un comportamento omettitorio", a sortite tipo "bisogna rivalutarizzare questo discorso". Trionfo finale: "sti cafoni, neanche una segretaria al telefono, ti risponde un cold center".
Ma è sulla bandiera del francese che infuria la battaglia più furibonda. Abbondano le "diminutions en percentual", si afferma "c'est difficile, nous avons prouvé et spérimenté", ma la madre di tutte le perle rimane "faut diminuer les "q" de la politique". L'autore de "La foire aux cancres" ne andrebbe fiero.
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23 giugno 2007
evolviamoci: non è più l'autonomia di una volta (etica della montagna o montagna etica?)
Evolvendo-show ieri sera a palazzo. Seconda autonomia simulacro di una seconda repubblica valdostana, questo in sostanza il tema. Introduzione di Bruno Milanesio, inquadramento giuridico di Claudio Dalle, european considerations di Enrico Martial, casinò-pensiero di Paolo Giovannini, e via con gli interventi. Sala gremita all'inverosimile, surplus stipato in saletta a seguire su grande schermo.
Parecchi restano fuori. Molte le signore tra il pubblico, tutte e tutti però chiaramente addetti ai lavori. Niente dibattito, possono intervenire solo gli invitati alla tavola rotonda: da sinistra a destra, per chi guarda, Enrico Martinet, Aurelio Marguerettaz, Luciano Caveri, Bruno Milanesio, Leonardo La Torre e Roberto Louvin.
Sornione Milanesio, enigmatico Martinet (i valori sono quelli etici, allora il francese non è un valore, però è un valore la montagna...), efficace e controllato Caveri, prevedibile La Torre, accattivante Louvin, tribunizio Marguerettaz che, accusati i diritti di generare costi, si lancia poi in un metaforico outing con Chicco Martinet, mentre sull'altro lato del tavolo si discetta su castità e verginità ricostruite in laboratori politici (Casablanca?). Discorsi generalmente criptici. I pochi espliciti in stretto patois politichese.
Curiose le novità, vistosi e colorati i ballons d'essai. Nell'ordine: Milanesio che si erge a difensore del francese, Giovannini che sostiene la necessità di una gestione pubblica del Casinò, Martinet che fa carotaggi proponendosi quale guru anti-referendario. Marguerettaz in secondo intervento si corregge (i diritti generano costi sociali, non finanziari...) e passa ad enunciare un curioso sillogismo sui referendum, che provo a sintetizzare: referendum uguale più potere al popolo, uguale meno potere alla politica, uguale popolo più forte, uguale pena di morte, ergo sostegno ai referendum uguale sostegno alla pena di morte...
Un esempio: gli USA.
Marguerettaz dimentica forse la classifica delle esecuzioni nel 2006: 1.010 in Cina (in realtà, secondo Amnesty International addirittura quasi 8.000), 177 in Iran, 82 in Pakistan, 65 sia in Iraq che in Sudan, USA in bassa classifica: 53 (spalmate in dodici stati).
Forse l'altro ieri, mentre eravamo distratti al bar, ci siamo persi che in Cina, Iran, Pakistan e Sudan il popolo si è appropriato della politica.
Tutti paesi in cui fioccano i referendum.
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7 aprile 2007
risultati degli ultimi sondaggi
L'88% dei partecipanti al sondaggio ritiene che, trasformando il passaggio a livello di fronte alla Cogne, si alleggerirebbe il traffico costantemente congestionato dei semafori che dal Pont Suaz, dopo la Cidac, portano in centro.
Il 92% ritiene che sia stato giusto denunciare pubblicamente il video hard girato con un telefonino all'istituto ragionieri di Aosta (solo l'8% ritiene che fosse meglio tacere il tutto).
Il 96% ritiene che non era il caso di congestionare ulteriormente il traffico situando la nuova sede di Finaosta in centro (un misero 4% la pensa diversamente).
L'86% ritiene che i valdostani non conoscano il francese bene come l'italiano, ossia che, di fatto, non siano poi così bilingui (ben il 14% pensa che invece lo siano).
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