1963. Università Cattolica di Milano. Economia politica. Corso su due temi: la teoria economica e un tema monografico: la crisi del '29 sul testo di Francesco Vito (allora cattolico Rettore) e su quello di J.K. Galbraith.
Piramidi di Ponzi, bolle immobiliari, spazzatura, lunedì neri, ripresine e tonfoni, dichiarazioni rassicuranti di J.P.Morgan, altri tonfoni e ripresine, sottovalutazioni di Hoover, ripresine e tonfoni. Fed sempre in ritardo di una mossa. Déjà vu, salvo, questa volta, il detonatore del petrolio a 150. Una rimpatriata.
Poi fu F.D. Roosevelt. Democratico, chiamò Keynes. Nacque il deficit financing. La leggenda narra che così si uscì dalla crisi. Una leggenda, appunto. Pochi ricordano che dieci anni dopo, nel 1939, allo scoppio della guerra in Europa, i disoccupati negli States erano ancora tanti quanti nel 1932 (elezione di Roosevelt). Il Reich ne era uscito prima solo perché la sua industria bellica aveva cominciato a macinare in anticipo. Il Duce si era inventato impero e autarchia.
Diciamolo sottovoce, non sta bene, è una bestemmia, ma la soluzione economica della crisi fu la guerra.
Speriamo che gli economisti abbiano imparato qualcosa e che i politici ricordino.
Che quanto meno facciano loro i ricordi degli altri.
PRENDRE PARTOUT
METTRE CHEZ-NOUS
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10 ottobre 2008
déjà (trop) vu
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5 ottobre 2008
città intelligente
Rieti, campionati italiani allievi. Alla tristezza dello spettacolo di un'atletica che ansima anche da giovane, e, che con questi calendari, ansima ancora di più, si contrappone il piacere di una città bella, circondata da montagne, sotto una stazione sciistica, con un aeroporto dedicato agli elicotteri e al volo a vela. Città che ama e respira la cultura vera, di grande vivacità intellettuale, imprenditoriale, sportiva, che ha saputo tirarsi su da sola, che da sola ha imparato il valore dello studio, della ricerca, di una solida economia capace di sostenersi. Una città intelligente.
Forse per questo gli antichi romani vennero a prendersi le donne qui.
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8 maggio 2008
cambiato idea?
accade che mi chiedano perché ho cambiato idea. Mi capita ora tra le mani un'intervista de Il Sole 24-Ore del 2001. Ero consigliere da un'altra parte. Non molto allineato, direi. Soprattutto rileggendo la parte finale non mi sembra che le mie idee siano oggi così cambiate, l'impressione è che siano cambiate le condizioni al contorno. Boh...
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31 marzo 2008
Hansel e Diesel, la favola dei buoni benzina
I “buoni benzina” sono il contentino che nel 1949 fu concesso alla Valle d’Aosta per fingere la disponibilità dello Stato ad applicare la zona franca integrale prevista all’art. 14 dello Statuto di Autonomia Speciale. Buoni benzina più una sorta di carta annonaria di bellica memoria contenente bollini che concedevano uno sconto fiscale su zucchero, caffè, alcool, birra ecc. La complessità del meccanismo scelto e la distinzione di ruoli tra chi importava o produceva questi prodotti e chi li consumava (la “gente”) ha progressivamente tolto significato ai bollini annonari, lasciando solo un valore residuale a birra, alcool e zucchero, mentre i buoni benzina (trasferiti sull’attuale “Carte Vallée”) sono tuttora di primaria importanza poiché tutti (o quasi) i valdostani utilizzano un veicolo per spostarsi, vivere e lavorare.
I buoni benzina sono però, oltre che un piccolo grande aiuto economico per ogni famiglia, la vera icona, il simbolo dell’autonomia.
Da anni la Comunità Europea, abolendo, riducendo e regolando le cosiddette “zone franche”, ha stabilito che il nostro contingente di carburante in esenzione va abolito. La Regione ha resistito, l’europarlamentare on. Mario Mauro (PPE-PDL) a Bruxelles ha cercato di ritardare il redde rationem, per il 2007 l’abbiamo ancora sfangata. Tranquilli, però, ormai ce li toglieranno. Ma, li toglieranno ai cittadini valdostani o all’Amministrazione regionale? E’ una domanda interessante.
In cosa consiste l’esenzione sul carburante? Sostanzialmente, dato che su benzina (o diesel che sia) si applica un’accisa (imposta) molto elevata, alla Valle d’Aosta è concessa una quantità annuale di litri in esenzione per un totale di 35 milioni d’euro di accisa. Ogni valdostano con patente e auto, tramite la Carte Vallée, ritira carburante e risparmia la sua piccola quota di questi 35 milioni di euro (poco meno di 500 euro ciascuno).
Pochi sanno però che le accise fanno parte delle imposte sulle quali lo Stato attribuisce alla Valle d’Aosta i famosi 9/10 del riparto fiscale. Quando i buoni carburante saranno aboliti, nelle casse della Regione entreranno più soldi, ossia il 90% dei 35 milioni che oggi mancano poiché il carburante è esente e perciò non si paga l’accisa. Tradotto in soldoni: oggi che c’è l’esenzione i cittadini valdostani risparmiano 35 milioni di euro, domani, tolta l’esenzione, la Regione incasserà 31,5 milioni d’euro in più! Per dirla ancora più chiara: l’esenzione fiscale per il 90% è fasulla, poiché ce la paghiamo noi…
Resta l’icona, il simbolo dell’autonomia, la linea del Piave della zona franca, ma in realtà si tratta di una partita di giro.
Ecco che allora, incassando 31 milioni e mezzo di euro in più, quando quei cattivoni della Comunità Europea ci toglieranno i buoni (che ci stiamo già pagando noi), la Regione potrebbe, con un opportuno sistema di franchigie (purché non di burocontributi) contemporaneamente trasferire pari pari il vantaggio alle famiglie valdostane e al contempo semplificare la vita ai cittadini e, perché no, ridurre i costi della politica.
(continua)
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22 marzo 2008
quando il paese parla di noi
solo oggi sono riuscito a far funzionare uno scanner A3 che ho acquistato proprio per "tirare giù" i giornali, operazione scomodissima con i normali scanner A4.
Finalmente posso quindi pubblicare l'articolo di giovedì del Corriere della Sera sulla nostra Università che ha suscitato un certo interesse qui sotto nei commenti a "prove di sondaggio".
Un argomento interessante.
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19 febbraio 2008
micro, ma non troppo credito
Sengdao Vangkeosay è un grande ometto laotiano che ho conosciuto in Mali, dove, in occasione di un incontro sul microcredito e sull'economia della cooperazione, mi ha raccontato la sua storia.
Durante il regime comunista era un alto funzionario del Governo, responsabile di tutto l'approvvigionamento alimentare della capitale Vientiane. Siccome però non era considerato abbastanza politicamente ortodosso, fu inviato sei mesi in Germania Est per essere ideologicamente "rieducato". Al termine, gli est-tedeschi lo rimpatriarono accompagnato da una relazione che lo definiva "favorevole al libero mercato". Fu così imprigionato otto anni. In carcere organizzò per i detenuti la coltivazione di un orto e di un allevamento di maiali, perché mangiassero tutti a sufficienza.
Scoppiò la rivoluzione, ma dall'attuale governo di destra Sengdao è considerato troppo di sinistra. Così l'hanno allontanato dalla capitale e mandato in esilio nella giungla. Lì ha organizzato una serie di piccole cooperative, microcentrali per dare energia ai villaggi, la coltivazione del riso e il confezionamento di prodotti alimentari da vendere in Europa sul mercato cosiddetto equo e solidale. Naturalmente ha enormi problemi: le confezioni non hanno sempre le caratteristiche pretese dalla nostra economia e dalla Comunità Europea. Comunque è testardo e alla fine riesce a vendere e a far stare meglio i contadini dei suoi villaggi. Non capisce perché il governo laotiano non comperi a metà prezzo dalle sue cooperative lo stesso legname che compera dalle grandi compagnie straniere al doppio. Nel frattempo, per evitare lo strangolamento del microcredito (non è tutto micro ciò che luccica), ha organizzato prestiti tra villaggi a tassi questa volta onesti (una banca abusiva) ed è perciò considerato alla stregua di un terrorista economico.
E' già stato oggetto di un attentato e gli hanno già fatto saltare due volte l'auto con il plastico. Sengdao però è sempre allegro e felice. Resiste: "non è un problema se mi fanno fuori. Molti altri sono pronti. Per il governo comunista ero troppo di destra, per quello capitalista sono troppo di sinistra. Il problema è che i governanti capitalisti di oggi sono i generali comunisti di ieri. Proprio gli stessi..."
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9 febbraio 2008
a chi interessa
ecco i link a due interpellanze che ho presentato ieri, la prima sulla pubblicità acquistata dalla Regione sui principali giornali locali (giusto per capire se ci sono figli e figliastri) e la seconda sulle perdite delle società partecipate dalla Regione, evidenziata nel rapporto di Unioncamere dello scorso 22 gennaio.
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7 febbraio 2008
economia politica comparata di montagna
socialismo: il tuo vicino ti aiuta ad occupartene e tu dividi il latte con lui.
comunismo: il governo te le prende e ti fornisce il latte secondo i tuoi bisogni.
fascismo: il governo te le prende e ti vende il latte.
nazismo: il governo prende la vacca bianca ed uccide quella nera.
dittatura: la polizia te le confisca e ti fucila.
feudalesimo: il feudatario si prende tre quarti del latte.
democrazia diretta: si vota per decidere a chi spetta il latte.
democrazia rappresentativa: si vota per chi eleggerà chi deciderà a chi spetta il latte.
anarchia: lasci che le mucche si organizzino in autogestione.
capitalismo: vendi una mucca per comprare un toro ed avere dei vitelli con cui iniziare un allevamento.
capitalismo selvaggio: fai macellare la prima ed obblighi la seconda a produrre tanto latte come 4 mucche. Alla fine licenzi l'operaio che se ne occupava accusandolo di aver lasciato morire la vacca di sfinimento.
berlusconismo: di due mucche ne vendi tre alla tua società quotata in borsa, utilizzando lettere di credito aperte da tuo fratello sulla tua banca. Poi fai uno scambio delle lettere di credito, con una partecipazione in una società soggetta ad offerta pubblica e nell'operazione guadagni quattro mucche beneficiando anche di un abbattimento fiscale per il possesso di cinque mucche. I diritti sulla produzione del latte di sei mucche vengono trasferiti da un intermediario panamense sul conto di una società offshore con sede alle Isole Cayman, posseduta clandestinamente da un azionista che rivende alla tua società i diritti sul latte di sette bovine. Nei libri contabili di questa società figurano otto mucche con l'opzione d'acquisto per un'altra. Nel frattempo hai abbattuto le due mucche perchè sporcano e puzzano. Quando stanno per beccarti, diventi Presidente del Consiglio.
prodismo: tu le mantieni, il governo si prende il latte e ti mette una tassa sulla stalla, una sulla mangiatoia e una sulla produzione. A te rimane lo sterco. Intanto è in approvazione un disegno di legge sulla tassazione dei rifiuti organici animali.
(da bastardidentro)
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25 gennaio 2008
livres de chevet
quattro consigli quattro per arredare il comodino.
Di Al Gore, l'uomo che perse le elezioni vincendole (e che elezioni!), tutto sapete. Nobel, Oscar, non si fa mancare nulla. Come tutti i libri dei partigiani vale la pena di essere letto.
Quella di Claudio Sabelli Fioretti a Cossiga è un'intervista capolavoro, a tratti esilarante. Chiaro, Francesco Cossiga aiuta, ma il libro si legge in un fiato ed ha ulteriormente rafforzato la mia stima per lui.La casta dei giornali di Beppe Lopez è un instant book per certi versi à la Travaglio. Va fino in fondo, scava sui fatti denunciati e messi alla luce da Milena Gabanelli in tv a Report. Cose da sapere e mai dimenticare quando si legge un giornale.
Un must anche Contro le tasse di Oscar Giannino. La tesi, ripresa recentemente da Giavazzi sul Corriere della Sera, è qui accompagnata da precisi riferimenti e dimostrazioni. Il calo dell'imposizione fiscale è l'unico modo che, liberando capacità di spesa delle famiglie e d'investimento per le imprese, può consentire la crescita del paese facendo assieme crescere il gettito fiscale nel medio periodo. Togliendo però in una prima fase alla politica l'ossigeno, si renderebbe inevitabile un calo della spesa pubblica, che le imposte invece non fanno che alimentare, nutrendo l'eurovora casta che ci massacra.
11 gennaio 2008
Cell blog - rassegna stampa in volo
Su tutti l'editoriale di Piero Ostellino sul Corriere della Sera (''Un tuffo nel passato''): tosto da leggere, ma di grande interesse.
Sempre sul Corriere ''De Gennaro e i conti ballerini'', richiamo in prima e articolo a pag. 14, e per i patiti del gossip politico a pag. 15: ''Bordon: 'aiuto' mia moglie? No, lei è di rango''.
La Repubblica evidenzia meglio degli altri il contrasto tra Prodi e Padoa Schioppa sugli sgravi fiscali (''mancano le risorse'' dice TPS, ''le troveremo prima", ribatte Prodi). Nel frattempo è in arrivo, pare, un nuovo tesoretto, oltre alla tassazione delle rendite finanziarie.
Bel risalto dà Repubblica allo sfogo di Ilda Boccassini (''siamo diventati una corporazione, serve pulizia tra di noi''). Da non perdere assolutamente ''diciotto contro uno'', gustoso bonsai di Sebastiano Messina a pag. 8.
Irriconoscibile Arrigo Levi nel suo editoriale su La Stampa. Per controprova scambiate in alcuni passaggi Italia e Stati Uniti...
Prima pagina de L'Unità: "Il Papa attacca Veltroni".
In generale, su tutti i giornali le diverse posizioni di Ben Bernanke (Fed) e Jean Claude Trichet (Bce): il nostro si sta dando da fare per portare l'euro ben oltre il dollaro e cinquanta. No buono.
Protagonista indiscusso il reggiseno di Mez e il (i) Dna che ospita. Sta facendo cadere Cogne nell'oblio.
31 dicembre 2007
pillole di fine anno - 1
Ci casco ogni anno. Il quindici credi di avere ancora tutto il tempo, poi si deferla the big one e ti trovi su una tavola da surf a cercare di anticipare la schiuma che ti segue per soffocarti. In perenne discesa, in difficile equilibrio sull’eterna salita. Se cadi sei bollito. Più impegni cancelli, più ne saltano fuori. Seghi l’importante, l’urgente ti travolge lo stesso. Non certo una novità, ma dicembre è ancora peggio. Una brutta bronchite non aiuta, la sbatti in background per non mancare agli ultimi giorni di Consiglio, torna a massacrarti appena votata la risoluzione contro la violenza omofobica. Di nuovo a letto.
Nel frattempo non è che non succeda nulla, la politica non passeggia.
Il New York Times dice quello che tutti sanno essere vero (paese triste, in declino), ma tutti s’incazzano perché lo possiamo dire solo noi, parbleu! Al massimo accettiamo la “poltiglia sociale” di De Rita, ma che il NYT abbia il buon gusto di tacere!
Impazza sulla legge elettorale fino al 20 la polemica dei nanetti (è di Sartori la felice definizione) contro i gracili adolescenti: serve una legge che elimini i partitini e il loro potere d’interdizione, purché essa permetta che continuino ad esistere i partitini con il loro potere d’interdizione, gattopardapproccio tutto italiano. Non fa più neanche ridere. Che Zelig assuma Mastella come comico, per favore, forse riusciremmo a portarci un po’ più avanti col lavoro.
Dietro il sistema tedesco la trappola dello spagnolo con correzione israeliana, strizzando l’occhio al doppio turno alla francese.
Chi lavora per la baga rodze, chi per la baga blantze. Occhio all'aggettivo. Fini e Casini sparigliano il centro-destra, di là la vittima designata è Walter. Se Ualter va su, Prodi va giù. Mortadella rivivifica allora il metodo Evangelisti: “a Fra’, che 'tte serve?”. Per la stabilità della maggioranza basta chiedere. Paghiamo noi. Déjà vu.
Finché la finanziaria va: 97 articoli nella prima versione al Senato, 151 al secondo passaggio, maxiemendamento di oltre 1300 commi alla fiducia. Padoa Scoppia: “la manovra ne esce sostanzialmente intatta” (10 miliardi all’inizio, il doppio probabilmente in dirittura d’arrivo, per non dire delle aree grigie: gli aumenti di spesa sempre certi sono, le economie incerte).
Intanto un’inchiesta de Il Sole 24 ore piazza Aosta nella zona alta della classifica della qualità della vita. Ci sarebbe quasi da crederci, salvo che i parametri di valutazione paiono scelti apposta. Pare addirittura che tra le città che hanno il nome del sindaco che finisce per “rimod” Aosta sia la città più vivibile, più allegra e meno inquinata del mondo. Del mondo.
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6 dicembre 2007
meditate
Costerebbe 20 miliardi di euro produrre l'uno per cento del fabbisogno energetico nazionale grazie al fotovoltaico.
Con gli stessi 20 miliardi di euro si realizzerebbero cinque centrali nucleari di nuova generazione, che coprirebbero il 30 per cento dello stesso fabbisogno.
(fonte radio24, l'altro ieri)
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3 dicembre 2007
il buono e il cattivo del cattivo e del cattivo
Vladimir Vladimirovic Putin ha stravinto.
Il cattivo sono le notizie su diffuse irregolarità dello svolgimento del voto, il buono è che l'affluenza al voto è stata molto elevata, tale da far ritenere che lo Tzar Putin avrebbe vinto anche senza brogli (if any). Non manca il ridicolo: oltre il 99% di consensi in Cecenia. Resta un fatto: se a noi piace poco che i rubinetti di gas e petrolio siano sulla sua scrivania, Putin ai russi piace.Hugo Chavez ha perso.
La sua riforma non è passata. Questo è il buono. Il cattivo è che ci riproverà, l'ha già detto, e con il petrolio a 100 dollari avrà le risorse per aumentare i suoi consensi. Il peggio è che, ciò sapendo, non mancherà chi cercherà di spodestarlo (anzi, farlo spodestare) prima del prossimo giro. Instabilità nella regione (in senso geopolitico...) si annuncia.
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29 novembre 2007
21 novembre: parte finale
"L’autonomia deve oggi potersi esprimere come democrazia compiuta, dove tutte le istanze si misurino con pari dignità. Un’autonomia che non rifiuti i valori dell’alternanza, anzi li riconosca come strumento di crescita di tutta la società valdostana.
Un’autonomia finalmente libera da stantie pregiudiziali, sia contro la sinistra che contro la destra, nella quale gli elettori possano realmente partecipare e decidere, sapendo che le loro scelte saranno poi rispettate.
Un’autonomia dell’eguaglianza, non dell’egualitarismo, del lavoro e non solo del posto di lavoro, dove ognuno sia valutato e progredisca secondo i meriti acquisiti sul campo, dove si rivendichino diritti essendo consapevoli dei propri doveri. Dove si abbandoni il diciotto politico come regola universale. Dove si trovi il giusto punto d’equilibrio tra interesse collettivo e libertà individuale.
Per queste ragioni, per contribuire al superamento dei pregiudizi che ancora bloccano la partecipazione di tutti con pari dignità al dialogo politico in Valle d’Aosta, ho deciso di aderire al gruppo della Casa delle Libertà, impegnandomi per la realizzazione di un sistema delle alternanze in grado di aggiungere nuovi valori alla nostra autonomia e alla nostra democrazia.
L’augurio è che in questo momento difficile, con tanti problemi all’orizzonte, nel rispetto dei ruoli di ognuno, lavoriamo tutti per portare la Valle d’Aosta fuori dalle secche di uno dei periodi più complessi degli ultimi decenni. Lo dobbiamo ai valdostani.
E’ il momento di dimostrare la nostra “specialità”.
Specialità che è anche responsabilità di essere migliori.
“Stiamo meglio”, ma “siamo meglio”?
Questo dobbiamo chiederci, su questo impegnarci.
Ogni giorno difendere l’autonomia, ma ogni giorno meritarcela."
(5 - fine)
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28 novembre 2007
21 novembre 2004: parte quarta
Quarto passaggio:
"L’autonomia è un fatto ormai compiuto, i suoi valori sono in quest'aula da tutti condivisi incondizionatamente. Su essa dobbiamo vigilare, certo, senza mai abbassare la guardia, affinarla, ma la gara a chi è più autonomista non ha più senso. In questo Consiglio tutti sono autonomisti, quale che sia la loro storia e provenienza. Lo hanno dimostrato in tutti questi anni in aula, in commissione, nei rapporti con i loro referenti a Roma e a Bruxelles.
L’autonomia è il fondamento della nostra Regione, del quale oggi dobbiamo arricchire i valori storici con l’aiuto di tutti, con nuovi significati, al passo con la dinamica e l’evoluzione della Valle d’Aosta, dell’Italia e dell’Europa.
Sono profondamente convinto che, per il bene di tutti i valdostani, che vivono e lavorano in questa nostra terra, su queste nostre montagne, a tutte le componenti politiche presenti in quest’aula vada ormai riconosciuta pari dignità etica e morale, poiché tutte si riconoscono senza riserve nei valori fondanti della nostra autonomia.
Smettiamola di distribuire brevetti morali o di pretendere pedigree. Consegniamo il peccato originale alla storia, entriamo finalmente nel nuovo millennio.
Abbiamo bisogno di tutti."
(4 - segue, ancora una botta e ci siamo)
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27 novembre 2007
21 novembre 2007: parte terza
Il terzo passaggio:
"Pesano antiche pregiudiziali, viviamo una democrazia incompiuta. Nel 1989, con la caduta del muro, si è chiuso il “secolo breve”, come l’ha definito Eric Hobsbawm. Sono cadute le ragioni geo-politiche che in Italia avevano imposto sino ad allora un sistema, parafrasando Thomas Gresham, di “bipolarismo zoppo”.
Solo dopo l’89 il nostro paese si è incamminato verso il bipolarismo dell’alternanza.
Il Paese, ma non la Valle d’Aosta.
Questo era il vero tema dei referendum. La consapevolezza dei cittadini che l’era del “per sempre al governo” ha perso senso. Prima o poi tocca un giro anche agli altri.
In tutti i partiti o movimenti, nessuno escluso, ciò farebbe crescere a turno la cultura del buon governo e della buona opposizione.
Nel resto del Paese il bipolarismo non è certo ancora compiuto, anzi, sta già sterzando proprio in questi giorni verso una bipolarizzazione proporzionale alla tedesca con sbarramento. L’alternanza resta però l’obiettivo finale, un tema su cui la gente sta più avanti della sua classe politica. Non si torna indietro.
Questa officina, questo laboratorio della politica, è stato sinora impossibile in un sistema come il nostro, nel quale tutti gli autonomisti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.
E alcuni, purtroppo, meno degli altri.
La guerra è finita da oltre cinquant’anni, ma qui l’orologio della storia in un certo senso si è fermato. Direbbe Charles Baudelaire che, sotto sotto, questa terra soffre ancora della “grande maladie, l’horreur de la non gauche”."
(3 - segue)
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25 novembre 2007
21 novembre 2007: parte seconda
Il brano successivo della dichiarazione in Consiglio:
"Ciò ha progressivamente portato ad una minore flessibilità di bilancio. I vincoli di destinazione, compresi quelli politici, sono inoltre aggravati dalla rigidità ormai strutturale dei bilanci degli enti locali. Dopo la riforma della finanza locale, pur disponendo di risorse ingenti come mai in passato, ai comuni restano solo quote risibili per gli investimenti.
Ecco allora arrivare di nuovo in soccorso la Regione: un circuito vizioso di cui non si vede la fine.
Oggi però il futuro, le prospettive economiche preoccupano: petrolio alle stelle, euro che penalizza le esportazioni. Si affloscia la bolla dei mutui sub-prime che propaga la crisi fino alle nostre borse, la Cina e l'India galoppano e risucchiano materie prime, spingendo i loro prezzi alle stelle.
Stati Uniti in pre-recessione, Europa che arranca su ritmi di crescita a dir poco gracili.
Italia che in Europa è il fanalino di coda: crescita del pil rivista al ribasso (1,6%), parallelo aumento del 3,6% del fabbisogno del settore pubblico, pressione fiscale alle stelle.
Scoperto in questi giorni un secondo tesoretto. Non preoccupatevi: sprecheremo anche questo. Risarcimento sociale, la stampella di un governo che ha riscoperto l’odio di classe.
Ultima per crescita in Europa l’Italia, addirittura sotto la media nazionale la Valle d’Aosta (dati Bankitalia).
Le nostre contraddizioni sono sotto gli occhi di tutti. Sul lato del welfare si chiede “più regione e meno pigione”, ai politici “più contributi e meno attributi”. Gli industriali chiedono “meno spesa e più impresa”, ma anche “più infrastrutture mirate e meno spalmature concertate” e infine “più progettualità e più produttività”.
I cittadini chiedono minori costi e minore invadenza della politica.
In sintesi, perché l’economia riparta davvero, servirebbe “meno regione e più ragione”.
Urge sburocratizzare e semplificare, ma il sistema è incartato. Oltre alle contraddizioni interne, pesa l’effetto del difficile momento che il paese attraversa. Il vento dell’antipolitica soffia gelido fin da noi. Ma la politica valdostana - lo dimostra la vicenda dei referendum - è bloccata, stenta a rinnovarsi, ad innescare quel processo di ricambio che risponda alle richieste della gente."
(2 - segue)
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23 novembre 2007
21 novembre 2007: parte prima
In tutti i commenti, che si parli di traffico, di sport, di gastronomia o di sondaggi, finite per scornarvi sul tormentone UV-si/UV-no. Provo a postare a pezzi la mia dichiarazione in Consiglio di mercoledì 21, sperando che i commenti di volta in volta si riferiscano al tema del post. Se funzionerà continueremo pezzo per pezzo, in caso contrario possiamo anche smettere dopo il primo tentativo. Fatemi sapere. Ecco l'inizio della mia dichiarazione:
"Ingenti risorse, in gran parte derivanti dal riparto fiscale, hanno assicurato nell’ultimo quarto di secolo alla nostra comunità un diffuso benessere. Irritando l’allora presidente Vierin, lo definii dieci anni fa “socialismo reale che funziona”.
Una Regione autonoma a contributo speciale, dove difettano però gli stimoli ad eccellere. L’eccellenza e il merito sono quasi sospetti, raramente premiati.
L’agonismo fa male, quello sociale ed economico, poi… è anatema.
In una terra che fa del turismo la sua bandiera, con oltre cinquantamila posti letto di vario genere sul territorio, solo cinque giovani - notizia di due settimane fa - sono disponibili a frequentare un corso di laurea in turismo.
E’ questa la nostra tensione all’eccellenza…?
Una fastidiosa opacità impedisce di distinguere fra tasse e imposte. Impera la progressività strisciante di tasse occulte. Misteriosi indici di reddito, padri e figli di enigmistici moduli, scandiscono e propagano i loro effetti su tutti i settori della vita dei valdostani, dalla sanità alla scuola ai trasporti, dall’asilo nido al mutuo prima casa.
Manca qualcosa, poco o tanto, all’appello finale, per la remunerazione dei servizi?
No problem, lo mette mamma Regione.
Le compte est bon."
(1 - segue)
Siete d'accordo, o "gli è tutto da rifare"? Perché?
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16 novembre 2007
14 novembre 2007
leggere & rileggere



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