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22 giugno 2009

in cerca di casa e affetto

I loro nomi provvisori sono Zeudi, Snoopy, Noisette e Bongo, quattro épagneul breton in cerca di casa.
Nati il 25 aprile sono pronti a trovare nuovi padroni. Di taglia media (appena più alti di un cocker, ma di struttura più snella e leggera) sono agilissimi e veloci. Dolcissimi, superintelligenti (e so quello che dico), eccezionali a caccia, geneticamente obbedienti e puliti. Molto affettuosi con i bambini.
Cliccate sulle foto per vederli meglio.


Qui a sinistra Zeudi, femmina, nata con il codino corto (4 cm circa) e qui sotto a destra Snoopy, maschio, nato con tutta la coda, bellissimo.


















Qui sotto, a sinistra, Noisette, femmina, codino da 4 cm, e, sotto a destra, Bongo, il colosso della cucciolata, maschio, forte e spesso, coda intera.





























Non desideriamo venderli, l'unica cosa che Lyana (e io) chiediamo è che i loro nuovi padroni li trattino bene, con l'affetto che meritano e, ovviamente, li registrino regolarmente nel Comune di residenza.
Sani, sverminati, di razza purissima, come mamma Lotti e papà Hero. Per i casi della vita non possiedono pedigree (a suo tempo la cucciolata della mamma non fu denunciata all'Enci). Potete però portarli in gara ad una mostra canina per far loro attribuire il pedigree dai giudici a norma di regolamento.
Volete saperne di più? Volete vederli dal vivo?
Il mio cellulare è 335-392-145 e il mio indirizzo eddyottoz@gmail.com.
Potete utilizzare anche il servizio email diretto, qui a fianco in alto a destra.

11 maggio 2009

il kohai parla, il senpai sa

Roberto L. Quercetani mi ha chiesto un "aside" di 2500 caratteri, da inserire nel libro che sta scrivendo sulla storia delle corse ad ostacoli. Ho fatto fatica, sempre meglio scrivere degli altri; comunque eccolo:

"1962, diciott’anni, tutto va in fretta. Quattro gare consecutive, quattro primati personali: 17”6, 16”6, 15”6, 15”2. Da signor nessuno mi ritrovai in un mese il miglior junior italiano. Mi presentarono dopo la gara di Saronno a Sandro Calvesi ed entrai a far parte di quella sua bottega dell’arte che nella nostra atletica non si ripeterà mai più. L’anno successivo, dopo un mezzo inverno al “college” di Formia, 14”2 a Torino, nazionale in Polonia, Giochi del Mediterraneo. Un altro anno ed era già Tokio, finale olimpica sotto la pioggia, occhiali che si bagnano, a memoria dal sesto ostacolo alla fine. Di lì la rincorsa ad un’altra olimpiade, questa volta con medaglia, poi ancora un campionato d’Europa, per ripiombare infine nella vita “normale”.
Tutto così in fretta, ma sarebbe stato impossibile se quel giorno, a Saronno, non avessi incontrato Sandro. Contrariamente a molti soloni tecnici di oggi, che si riempiono la bocca di test, formule e termini scientifici di cui neppure conoscono il significato, Calvesi “sapeva” e noi lo sentivamo. Sapeva guardare, distinguere l’essenziale dall’inutile, isolare i fattori limitanti la prestazione e suggerire il modo, talora gli espedienti, per correggerli. Conosceva toni e parole giuste, il tempo del rimprovero e quello della carezza, quando insistere e quando mollare, metabolizzavi regole e fair play. Gli allenatori imparavano sul campo facendo le cose, senza tensione, senza paroloni difficili. “Se un gesto è bello e armonioso, allora è anche tecnicamente corretto, il brutto è sbagliato”. L’essenziale. Un approccio socratico all’allenamento, inteso come il modo di tirare fuori da ciascuno, atleta o allenatore, tutto ciò che ha dentro. Passione, partecipazione, empatia, alla fine scopri che sai senza avere studiato. L’animale da gara che hai dentro farà il resto.
Era un’altra atletica. Un episodio su tutti: la finale degli europei di Atene nel 1969, la mia ultima gara. Viene dato il via, lo starter spara due volte e mi attribuisce una partenza falsa, che in realtà non avevo fatto (mai successo in carriera). Un’altra e mi avrebbero squalificato, il regolamento non era ancora schiavo dei tempi televisivi. Non protesto e mi rimetto dietro i blocchi, ma Alan Pascoe, l’ostacolista inglese responsabile della falsa, va dallo starter, si dichiara colpevole e mi scagiona. Lo starter (greco) chiama l’interprete e minaccia Pascoe di squalifica se avesse insistito a discutere la sua decisione. Tornammo sui blocchi e vinsi la gara."

16 gennaio 2009

com'eravamo...

(la botta del tempo)

agosto 1957, Punta Helbronner, da sinistra:
Massimo Rosso Chioso, Pier Giusto De Vecchi,
Mauro Luparia e Don Italo Varvello

(la bottarella di photoshop)

15 gennaio 2009

mi corre l'obbligo...

... di segnalarvi il blog di Manlio Collino, vecchio compagno di clericali bagordi, un blog per quelli che leggere è un po' vivere, che la testa degli altri ok, ma ragiono con la mia, per quelli che vale la pena, oh yeahh...

9 agosto 2008

oliviero

ricevo con sincopato e sintetico email linguaggio da un amico che ho pregato ieri sera di salutarmi Oliviero Beha a Morgex, non potendoci io proprio andare:

"oliviero ricambia i tuoi saluti e si è raccomandato in tal senso,dicendo he è da tano tempo che non ti vede,ha alresi' asserito che dopo aver votato a sinistra finora ,non se la sente piu'.morale riformare gli italiani privi di ogno moralità."

4 maggio 2008

rimpatriata

dopo un tim tam tam innescato non so neanche da chi, la sera di giovedì scorso tutti in pizzeria per una specie di anniversario: trent'anni da quando, in corso Battaglione Aosta, all'ultimo piano della concessionaria Fiat, mecenate Giuliano Follioley, iniziò le sue trasmissioni RTA, una delle prime tv private italiane. Un po' uno di quei posti dove tutto è cominciato, un'accidentale singolarità, una condensazione di caratteri, capacità, conoscenze, professionalità, fantasia, presunzione, da cui ognuno poi, singola molecola, evaporò verso altri lidi, cercando se stesso altrove. Una grande scuola di vita per tutti, comunque.
C'erano Massimo Boccarella, Emilio Casali, Carlo Gobbo, Enrico Martinet, Luciano Caveri, René Monjoie, Gianni Coda, Venanzio Grande, Eugenio Pavetto, Beatrice Mosca, Massimo Lattanzi, e poi Scarrone, Celegato e non solo.
Ognuno con la sua storia, ognuno con il suo oggi, ognuno diverso. Tutti, gratta gratta, con un pizzico di nostalgia di quando eravamo un po' pionieri, inventavamo cose nuove, magari qualche volta l'acqua calda. Tutti, per dirla tutta, ancora oggi poco standard, tutti ormai su diversi fronti, tuttora convinti di essere rimasti, in fondo, pionieri un po'. Tutti ancora molto curiosi, ciascuno convinto come allora di avere la verità in tasca, tutti ad affrontare le stelle con un imperativo categorico sotto il braccio.
Non tutti alla cena, però: Magliano, Brizzolara, Henchoz, Bertello e tanti altri non avevano proprio potuto.
Per chi c'era, ricordi, battute, discussioni, sfottò, brindisi, qualche vena di malinconia. Contenuto ideologico zero, pure entertainment.
Una bella serata.

21 aprile 2008

l'orso Zambardino

un vecchio amico di sempre, Vittorio Zambardino, compagno di attraversamento del deserto giornalistico dall'atletica alla rete, oggi internet guru del gruppo editoriale L'Espresso, aveva linkato qui appropó fin dalle sue origini. Da segnalare, sul suo blog zetavu, un superpost di Alberto Berretti sulla criminalità nell'internet. Se il tema v'interessa, cliccate qui. E se trovate simpatico zetavu, fateci una capatina ogni tanto. Ça vaut la peine.