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3 dicembre 2007

20.000

domattina appropò, poco prima di compiere il suo primo anno di età, raggiungerà i 20.000 accessi.
Aperto il 13 dicembre 2006, ci vollero 36 giorni per toccare i 1.000 visitatori. Nei successivi 55 (14 marzo) arrivò a 3.000. Il giro di boa dei 10.000 richiese un supplemento di 163 giorni (era il 24 agosto). Ora ha raddoppiato in soli 101 giorni.
Il vostro personalissimo cartellino? Critiche? Suggerimenti?

23 ottobre 2007

mala tempora

il battage contro la libertà sul web cresce minaccioso. Ieri sera a Zapping anche Aldo Forbice e i suoi ospiti, su altri temi sempre equilibrati ed apprezzabili, hanno espresso l'opinione concorde che sulle opinioni espresse su forum e blog debba poter essere esercitato un controllo. L'espressione più ricorrente era "vigliaccheria", riferita ai diffamatori anonimi.
E' chiaro che si fa un gran parlare di tutto e di più, ma che il vero obiettivo del Parlamento è oggi Beppe Grillo. Se Atene piange, Aosta però non ride, malgrado la sollevazione generale della blogosfera la sentenza del Giudice Gramola docet.
A mio avviso, se da un lato la conversione del decreto liberticida di Prodi (ammesso che arrivi in aula) certamente distinguerà più nettamente tra giornali online e blog-forum, chiarendo il non obbligo di registrazione di questi ultimi, di sicuro sarà istituito un qualche controllo sui loro contenuti e il principio di responsabilità dei blogger su quanto postato da anonimi (e non).
Si annunciano perciò tempi duri.
Si rischia la via cinese alla non libertà nel cyberspazio e la castrazione precoce di un nuovo diritto civile, quello della libertà su internet.
Sarebbe triste se ciò accadesse per colpa di chi fa dell'anonimato uno strumento - appunto - di vigliaccheria e non un modo per potersi esprimere liberamente senza dover subire ritorsioni dal potere.
Oltre ad azioni di pubblica protesta, sarebbe il caso di cominciare a pensare ad un codice di autoregolamentazione, che responsabilizzi i blogger senza criminalizzarli, un set di regole accettate nell'ambito della quali tutti possano continuare a comunicare liberamente.
Qualche idea?

5 maggio 2007

Dichiarazione d’indipendenza del cyberspazio

Governi del Mondo Industriale, noiosi giganti di carne e acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova patria della Mente. In nome del futuro, chiedo a voi del passato di lasciarci in pace. Non siete benvenuti fra noi. Non avete alcuna sovranità dove ci raccogliamo.
Non abbiamo governo eletto, né probabilmente ne avremo mai uno, perciò mi rivolgo a voi con un’autorità che non è maggiore di quella con cui parla la libertà stessa. Io dichiaro lo spazio sociale globale che stiamo costruendo naturalmente indipendente dalle tirannie che cercate di imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci né possedete alcun metodo di costrizione che abbiamo veramente motivo di temere.
I governi derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati.
Non avete né richiesto né ottenuto il nostro. Non vi abbiamo invitati.
Non ci conoscete, né conoscete il nostro mondo. Il Cyberspazio non sta entro i vostri confini. Non pensate di poterlo costruire, come se si trattasse di un progetto di opere pubbliche. Non potete. È un atto di natura e cresce grazie alle nostre azioni collettive.
Non siete stati coinvolti nella nostra grande conversazione, né avete creato la ricchezza dei nostri mercati. Non conoscete la nostra cultura, la nostra etica, o i codici non scritti che già danno alla nostra società più ordine di quello che potrebbe essere ottenuto dalle vostre imposizioni.
Sostenete che fra noi ci sono problemi che voi dovete risolvere.
Usate questa affermazione come scusa per invadere i nostri confini.
Molti di questi problemi non esistono. Dove esistono conflitti reali, dove ci sono sbagli, li identificheremo e li affronteremo con i nostri mezzi. Stiamo formando il nostro Contratto Sociale. Questo modo di governarci nascerà in accordo con le condizioni del nostro mondo non con quelle del vostro. Il nostro mondo è diverso.
Il Cyberspazio è costituito da transazioni, relazioni e dal pensiero stesso, disposti come un’onda stazionaria nella ragnatela delle nostre comunicazioni. Il nostro è un mondo che è al tempo stesso ovunque e da nessuna parte, ma non è dove vivono i corpi.
Stiamo creando un mondo in cui tutti possono entrare senza privilegi o pregiudizi basati sulla razza, sul potere economico, sulla forza militare o le condizioni in cui sono nati.
Stiamo creando un mondo in cui chiunque e ovunque può esprimere le sue convinzioni, per quanto singolari siano, senza paura di essere costretto al silenzio o all’acquiescenza.
I vostri concetti legali di proprietà, espressione, identità, movimento e contesto non si applica a noi. Sono basati sulla materia, e qui non c’è materia.
Le nostre identità non hanno corpi, perciò, a differenza di voi, non possiamo ottenere l’ordine per costrizione fisica. Crediamo che dall’etica, dall’interesse illuminato e dalla comunità emergerà la nostra forma di governo. Le nostre identità possono essere distribuite su molte delle vostre giurisdizioni. L’unica legge che tutte le nostre culture costitutive riconosceranno in generale è la Regola Aurea. Speriamo di riuscire a costruire le nostre soluzioni particolari su quella base. Ma non possiamo accettare le soluzioni che state tentando di imporre.
Negli Stati Uniti, oggi avete creato una legge, il Telecommunications Reform Act, che ripudia la vostra stessa Costituzione e insulta i sogni di Jefferson, Washington, Mill, Madison, DeToqueville e Brandeis. Questi sogni ora debbono rinascere in noi.
Siete terrorizzati dai vostri stessi figli, perché sono originari di un mondo in cui sarete sempre immigranti. Poiché li temete, affidate alle vostre burocrazie le responsabilità di genitori che siete troppo codardi per affrontare in prima persona. Nel nostro mondo, tutti i sentimenti e tutte le espressioni dell’umanità, dalle più disprezzate a quelle angeliche, fanno parte di un tutto senza soluzione di continuità, la conversazione globale dei bit. Non possiamo separare l’aria che soffoca dall’aria su cui battono le ali.
In Cina, Germania, Francia, Russia, Singapore, Italia e Stati Uniti, cercate di allontanare il virus della libertà erigendo posti di guardia alle frontiere del Cyberspazio. Potranno tenere lontano il contagio per un po’ di tempo, ma non funzioneranno in un mondo che presto sarà coperto da media che veicolano bit.
Le vostre industrie dell’informazione, sempre più obsolete, si perpetueranno proponendo leggi, in America e altrove, secondo cui pretenderanno di possedere la parola in tutto il mondo. Queste leggi dichiareranno che le idee sono un altro prodotto industriale, non più nobile della ghisa. Nel nostro mondo, qualsiasi cosa la mente umana possa creare può essere riprodotto e distribuito all’infinito senza costi.
La comunicazione globale del pensiero non richiede più le vostre fabbriche.
Queste misure, sempre più ostili e di stampo coloniale, ci mettono nella stessa posizione in cui si trovarono quegli amanti della libertà e dell’autodeterminazione che nel passato hanno rifiutato l’autorità di poteri lontani e non informati. Dobbiamo dichiarare i nostri io virtuali immuni rispetto alla vostra sovranità, anche se continuiamo ad obbedire alle vostre leggi sui nostri corpi. Ci diffonderemo sul pianeta in modo che nessuno potrà arrestare i nostri pensieri.
Creeremo una civiltà della Mente nel Cyberspazio. Possa essere più umana e corretta del mondo che hanno fatto in precedenza i vostri governi.

John Perry Barlow

Davos, Svizzera
8 febbraio 1996