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22 aprile 2008

ansa: non tre, sei euro a notizia

nel settimo commento al post "dizionario politico - ANSA Valle d'Aosta: tutta la giunta minuzzo per minuzzo" il 15 febbraio, rispondendo a un anonimo, tale martello, chiedevo:
"ma, i collaboratori, non ricevono 3 (tre) euro a notizia, officiando quotidianamente all'altare di San Precario?".
Oggi, nell'incontro con il direttivo dell'Ordine dei Giornalisti ho avuto la risposta: non sono tre, sono sei euro a notizia.
Se perciò qualcuno è stato tratto in inganno dalla mia domanda, sappia che i collaboratori precari dell'Ansa di Aosta prendono sei euro a notizia.

(sono discretamente cotto, vado a cuccia. Rimando a domani due righe sull'incontro di oggi, due sull'Alitalia, due foto di Sant'Anselmo e qualche considerazione sulla burofollía di ise e iseu)

4 commenti:

  1. ecco, invece di aprirci la porta, ha trovato una scusa ed è andato a cuccia: prepariamoci per il pernottamento, per fortuna ho portato con me il sacco a pelo.

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  2. certo, i picchiatelli, per punizione, dormano all'addiaccio.

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  3. patto
    sarebbe bello se - su Ansa, giornali e televisioni - la si smettesse di dare spazio ai soliti personaggi vanagloriosi e megalomani e si desse invece spazio alle notizie. Capisco ...

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  4. Effettivamente, ho avuto modo di constatare anch'io, una decina di anni fa, come il mestiere di giornalista sia sottopagato e, francamente, quanto di più precario esista. Tra l'altro, se il buon Eddy Ottoz non mi censura anche questo commento, posso dire di avere fatto solo il cronista poiché, il giornalista, non mi hanno permesso di diventarlo: nel luglio 1997, mi hanno fatto cacciare dal Corsivo, perché non ero molto sensibile al tema della... francofonìa nella "dsenta vallaye"! Nell'ottobre '98, mi hanno invece fatto litigare col Monitore Valdostano, mentre nel 2004, dopo la persecuzione a base di denunce fasulle e psicofarmaci, sono rientrato al Corsivo, che nel frattempo, aveva cambiato proprietà. Nel febbraio 2006, però, quando ho presentato, all'editore Simeone Piffari, la documentazione per poter diventare, finalmente, pubblicista, mi hanno messo nelle condizioni di dovermene andare senza salutare (e non sono stato l'unico, a quanto pare).

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