Corriere della sera:
Acuto editoriale di Francesco Giavazzi ("Giù le tasse ora o mai più"), che in un passaggio evoca una tesi di Oscar Giannino ("Contro le tasse", libro da non perdere, di cui da qualche giorno mi riprometto di scrivere), il concetto che solo riducendo le tasse si può costringere i politici a diminuire la spesa pubblica. Detta così pare strana, ma leggetevi il libro di Giannino e ne riparliamo.
Meditate poi sulla lettera aperta di Francesco Cossiga al presidente Giorgio Napolitano (pag. 6). E rimeditateci quando, domani e dopodomani, verificherete che nessuno avrà il coraggio di smentirne il contenuto. Incidentalmente, desta meraviglia e preoccupazione il bavaglio messo dai media a Cossiga e alle sue iniziative (ieri si è autodenunciato per avere raccomandato in Rai Bianca Berlinguer e Federica Sciarelli).
Piuttosto insipida questo lunedì La Stampa. Merita attenzione solo pag.23, con la notizia del raddoppio delle tasse comunali negli ultimi 5 anni. Provate ad aggiugere multe, APS e telcamere e il quadro si farà ancora più chiaro (o fosco). Incomprensibile il trafiletto a pag. 20 ("Terni - Don Gelmini telefona dal Costarica"). Chi vi ravvisasse una notizia lo segnali in un commento. A meno che la notizia sia che Don Gelmini "ha scelto la sede costaricense della sua comunità per riprendersi dai problemi cardiaci che lo avevano colto lo scorso mese..." Peccato che non abbia aperto una sede della sua comunità alle Maldive o alle Seychelles, si sarebbe potuto curare ancora meglio.
La Repubblica sfodera un errore: a pag. 7 in basso una didascalia (imitazione in tv") attribuisce la foto all'imitazione che Max Giusti avrebbe fatto di Mastella ieri a "Quelli che il calcio", mentre chi ha visto la tv sa che si trattava dell'imitazione di Stefano Ricucci, in onda per tutto il pomeriggio. Il bonsai di Sebastiano Messina (pag. 11) è assai gustoso. Soprattutto poi se nel virgolettato finale alla parola UDEUR se ne sostituisce una a noi qui più cara.
Per il resto su tutte le testate il 2-1 del derby Ratzinger-Bernardini, Cremaschi che si dimette (ci rattrista assai), Prodi che metterà mano alla riforma della contrattazione (si può sempre peggiorare), Pecoraro che non molla (Scanio non si sa), Mastella che canticchia motivi di Fred Bongusto, Hillary che scatena gli ispanoamericani contro Barack Obama, rischiando d'innescare dinamiche pericolose.
Se riuscite, procuratevi il podcast di "radio anch'io" di stamane. Perrin difende le prerogative delle autonomie speciali, Raffaele Costa le massacra (ha fondato "tutti o nessuno" considerandole privilegi), un assessore regionale siciliano (mi pare un dénommé De Coro), esilarante e degno di Zelig, dà lezioni di politica. Se lo trovo lo metto qui. Antonio Albanese, in confronto, non è nessuno.
Steve Bellovin’s Retirement Talk
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Steve Bellovin is retiring. Here’s his retirement talk, reflecting on his
career and what the cybersecurity field needs next.
16 ore fa
Oddìo, egregio Eddy Ottoz, è abbastanza curioso che Federica Sciarelli e, soprattutto, Bianca Berlinguer, debbano farsi raccomandare da un democristiano...
RispondiEliminaDiscorso di Mussolini ad Aosta nel '39 : andare su Ugo Spirito .
RispondiEliminaCirca il Derby ratzinger, ecc ...
RispondiEliminaE' lo stile comunista.
Dopo aver abbandonato la prospettiva rivoluzionaria, fin dall'epoca staliniana il PCI adottò l'idea gramsciana di una lenta ma inesorabile transizione al socialismo che passasse attraverso la totale occupazione dei vari centri di potere da cui si governa la società.
La scuola è sicuramente una delle più importanti di queste realtà e l'occupazione del mondo scolastico da parte dei compagni è, di fatto, avvenuta da tempo.
La reazione del manipolo di docenti de La Sapienza all'annunciata visita del Pontefice rientra in questa politica di controllo: troppo pericoloso far entrare una cultura nemica nelle loro stanze.
Essi comunque si sono mostrati ancora una volta col loro vero volto, cambino nome fin che vogliono restano comunisti.
Saluti.
Osta la vieja:
RispondiEliminahttp://www.touristime.it/index.php?method=section&action=zoom&id=2604
Nos-atre valdoten sen tajàn!!!! L'è prope pè tzen ki l'en conservà lo fransè!!!
Ma tu, egregio Uahlim, il francese, lo sai parlare sul serio o te la cavicchi come la totalità dei valdostani? (Hai presente la famosa gag "neo-borbonica" di Totò e Peppino col vigile milanese?!)
RispondiEliminaIo me la cavvicchio, ma a differenza della totalità dei vandostani ho capito che me la cavicchio e prima di scrivere su un calepin pubblico l'espressione a la lumiere du soleil per tradurre alla luce del sole, capisco che questa è un'espressione idiomatica e chiedo lumi nel newsgroup francese che mi dice che si dice invece au grand jour. Idem per la val, eccetera.
RispondiEliminaQuindi evito accuratamente di leggere il francese scritto dai valdostani a meno che non siano i vecchi abbé dell'800, ad eccezione di Parfait Jans perchè è un vero francese. Ed ho capito che per vivere in Valle occorre conoscere due lingue, la lingua pronunciata da chi non sa pronunciarla, e quella pronunciata da chi il francese lo sa. Di solito la prima lettura nella dictée dei concorsi regionali serviva a capire che tipo di lingua usare. Il casino grosso è che devi fare un enorme lavoro di riesame di tutto quello che credi di aver imparato senza dar nulla per scontato, fare come fece Manzoni per l'italiano rispetto ai suoi francesismi. Chi credi che abbia fatto correggere la ragione sociale del caseificio "Haute Val d'Ayas"? Ci sarebbe anche da far correggere i bienvenus ma ho perso la voglia di farlo. Il francese l'ho imparato bene con le tv (la pronuncia diversa da quella degli insegnanti) e dall'insegnante dell'ultimo anno di liceo: Anna Maria Traversa. I mezzi ci sono, ci fosse anche l'umiltà e la comprensione che la francofonia è semplicemente lo studio tradizionale di una lingua che fu sempre straniera (rispetto al patois), i valdostani lo saprebbero meglio e non ci sarebbe tutto questo disgusto. Comunque, se so che un libro è stato scritto in francese, soffro a leggerlo tradotto, così come pure le commedie (intese come film) in francese, che preferisco con i sottotitoli per imparare parole ed espressioni gergali nuove. SanAntonio di Frederic Dart poi, letto tradotto è come non leggerlo.
Comunque quello scritto sopra non era francese, bensi' patois di Brusson.
Io mi diverto, questo sì, a leggere articoli scritti in francese da valdostani per scovare le espressioni idiomatiche tradotte mot par mot, è un modo come un altro per imparare come si traducono veramente.
RispondiEliminaAh, Grisero, se passi tra via Ginevra e rue St. Martin de Corléan, c'è un locale che si chiama Café Joly Coin. Mica mi faresti una foto digitale all'insegna del locale? Purtroppo il titolare non si chiama Joly ;-).
RispondiEliminaE' il nostro Occhial House, insomma.
Ma che figata, anche l'aggettivo joli posso tradurre nella traduzione che voglio fare del romanzo di Victor Hugo intitolato Quatre-vingt-treize (il titolo diventa nonante-trois, les maires syndics e gli aggettivi joli joly... ma vieni!!! massi'!!!
Poi come sottotitolo metto questo, che te ne sembra?
Je ne suis pas en train d'écrire quatre-vingt-treize lettres mais juste nonante-trois parce que je suis valdotain.
http://www.uahlim.net/it.php?title=@ai_lati_d_Italia@
Caro Uahlim, non sono così scemo da non distinguere il francese dal patois di Brusson! Premesso che abito a meno di cento metri dal Café Joly Coin, saluto cordialmente Anna Maria Traversa, con cui ho fatto un anno di Liceo (stagione '80-'81!) Quanto a Parfait Jans, fa un po' ridere che, nel XXI Secolo, si consideri "discendente dai Salassi" e voglia intentare una causa contro... gli Antichi Romani che li sottomisero! Se io giocassi a fare il "vrai valdotain ad oltranza" (ho fatto invece una scelta di vita diversa) avrei almeno l'astuzia di cercare argomentazioni un po' più credibili!
RispondiEliminaBeh, allora tu il francese lo sai, se hai fatto un anno con lei.
RispondiEliminaHai studiato a Ponte?
Jans è figlio e vittima dei suoi tempi, al mito della romanità fascista contrappone il mito del bon sauvage salasse, tutto qui.
Però mi incazzai con lui perchè sul suo sito racconta una balla enorme sulla francofonia valdostana, lui è francese e non si rende conto dei danni anche psicologici e di immagine che procura a molti valdostani.
Per questo motivo apprezzo di più Augusto Rollandin, perchè forse avrà pure rubato, ma non racconta palle in quel senso.
Ciao.
Strano. Sul sito di radio anch'io c'è il podcast di venerdì 18 e di martedì 22. Lunedì, per la Rai, radio anch'io non è andato in onda. Peccato.
RispondiEliminaScusa, Uahlim, forse non mi sono spiegato: io, Anna Maria Traversa, l'ho avuta come compagna di scuola, non certo come insegnante, visto che siamo coetanei!
RispondiEliminaPer quanto riguarda Parfait Jans, penso che potrebbe andare a fare il veterinario insieme a Rollandin.
alberto grisero,
RispondiEliminacome lei ben saprà, Bianca Berlinguer è figlia primogenita del compianto Enrico Berlinguer, cugino di Francesco Cossiga.
alberto grisero,
RispondiEliminacome lei ben saprà, qualche anno fa il nome di Federica Sciarelli fu accostata da una certa junk press a quello di Cossiga suggerendo che tra loro ci fosse qualche cosa di più di una semplice amicizia.
Junk press, appunto.
Caro Eddy Ottoz, quest'ultima cosa non la sapevo, in ogni caso, anche in politica, come nella vita, tira più un pelo di fica che cento coppie di buoi!
RispondiEliminaP.S: non sono sufficientemente scafato da sapere cosa sia una junk press...
claro que sì, ma si trattava di falsità, come bene spiega proprio Cossiga nel libro-intervista di Sabelli Fioretti pubblicato in questi giorni.
RispondiEliminaL'autodenuncia dell'ex-presidente della Repubblica, tirando in ballo quell'episodio, dimostra come Cossiga possieda la grande qualità dell'autoironia.
Merce rara.
per radio anch'io devo vedere se la registrazione che ho fatto in auto sul mio piccolo Olympus risulta comprensibile, anche se ho registrato a pezzi e bocconi e il segnale andava e veniva.
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