Sul forum del sito dell’UV si dipana un thread con apprezzabili interventi sul tema del quorum. Posto qui alcune note in merito, cercando di fare un po’ d’ordine, e pregando gli interessati, per meglio apprezzare o disprezzare quanto scriverò, di dare una préalable occhiata a www.unionvaldotaine.org, e di lì all'UV forum scegliendo il thread ancora sui referendum…
Si parla di Costituzione. Ok. Ma quale? Quella del dopoguerra o quella oggi in vigore? Quest’ultima ha subito varie modifiche, la più importante (riforma Amato, governo centro-sinistra) nel 2001 con la modifica del Capo V (artt. 117 e 119). Lì, tra il resto, si è introdotto il referendum propositivo e l’obbligo, per le regioni, di legiferare in proposito. Ergo, la Carta costituzionale prevede il referendum propositivo. Punto. Smettiamo, per favore, di parlare continuamente di una Costituzione idealizzata, che oggi non esiste più nella sua forma originaria.
Si parla poi di quorum. I padri costituenti nel 1946 e 1947 lottarono a lungo per il referendum abrogativo. Si confrontavano due posizioni: a) il popolo è sovrano e b) il popolo delega ai parlamentari e quindi sono sovrani loro e il popolo, dopo averli votati, è suddito. La lotta fu aspra. Una sera si andò a letto con il referendum nel testo, la mattina successiva si scoprì che il referendum era scomparso dalla bozza in discussione. Ci fu una forte reazione e a fatica si trovò una mediazione, reintroducendo il referendum abrogativo, ma con due pesanti limitazioni:
1) con raccolta di 500.000 firme (pensando che non si sarebbe mai riusciti a raccoglierle…)
2) inventando un quorum di partecipazione al voto di almeno il 50% degli aventi diritto al voto, pena la nullità del pronunciamento degli elettori.
Così gli azionisti salvarono la faccia e i comunisti si ritennero soddisfatti di aver disinnescato una mina che non volevano nella Costituzione. Pochi tra gli sconfitti ritennero che, almeno su temi di estrema importanza e gravità, si poteva comunque sperare di attivare l’interesse e la partecipazione popolare. Ciò non avvenne poi sino alle grandi lotte radicali per il divorzio e per l’aborto, ma ormai questa è storia.
Tutto ciò per dire che il quorum fu, assieme all’altissimo numero di firme richieste, un caro prezzo politico da pagare per poter avere un referendum, in ogni caso difficile e costoso da attivare, ma comunque utile in casi estremi. Fu però così salvo il principio della sovranità popolare.
La non nuova teoria del quorum ok per l’abrogativo ma non ok per il propositivo ha una sua logica, utile comunque a smuovere le menti, ma appunto limitata ad un solo tipo di referendum. Logica peraltro sottilmente perversa laddove finisce per legittimare il quorum, di per sé invece (my personal opinion) iniquo, ancorché legittimo, poiché consente a chi è contrario al quesito, predicando l’astensione, di accaparrarsi i voti di chi fisiologicamente non andrebbe a votare in ogni caso. E’ come se in un’elezione politica uno solo dei partiti, al numero dei suffragi ricevuti dai propri elettori potesse aggiungersene una quantità pari a quella dei cittadini che non sono andati a votare.
Secondo questa logica, perché non attribuirgli anche le bianche e, perché no, le nulle?
Le elezioni, poi, sono proprio così indispensabili?
Friday Squid Blogging: Transcriptome Analysis of the Indian Squid
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Lots of details that are beyond me.
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15 ore fa
La maggioranza (qualunque maggioranza politica) odia i referendum, sia quelli proposti dall'opposizione, che quelli proposti dalla "società civile". Sanno un po' di tradimento da parte degli elettori che prima incaricano e poi "sconfessano" i loro rappresentanti. Serpi in seno!
RispondiEliminaCoraggio signori consiglieri regionali, fate un piccolo sforzo per dimostrare la validità della vostra proposta rispetto a quella referendaria. Dire che gli altri propongono certe norme solo per odio nei confronti della maggioranza mi sembra piuttosto riduttivo del dibattito politico.
E' fisiologico, si chiama sistema immunitario. Ti faccio presente che faccio parte della maggioranza e in tutte le sedi, apertamente, compreso il Consiglio, ho sempre difeso e difenderò lo strumento referendario e la sovranità popolare. La legge elettorale (3 leggi, anzi) è stata il massimo compromesso raggiungibile tenuto conto che non si possono fare le leggi elettorali a colpi di maggioranza. Ritengo che la gente a novembre debba andare liberamente votare per i referendum. Preferirei parlare do contenuti dei quesiti e non di delegittimazione o meno del referendum. Che ognuno sotenga a fronte alta le sue argomentazioni.
RispondiEliminaNon mi riconosco assolutamente nella tua ultima frase, che non fa certo parte del mio modo di fare politica.
Non considero infine assolutamente un "tradimento" quello degli elettori. E' il giusto strumento per controbilanciare il fatto che, sempre per la nostra Costituzione, il mandato elettorale è "non imperativo", ossia l'eletto decide senza vincolo di mandato. Ciò ha buone giustificazioni, ma presenta anche svantaggi, ed è per ciò che il referendum è anche uno strumento di riequilibrio del mandato elettorale.
Non parlavo specificatamente di te. Neanch'io ti riconosco nella mia ultima frase. Sono rattristato dal fatto che tu sia l'unico consigliere UV che affronti "nel merito" sia i quesiti referendari, che l'istituto referendario.
RispondiEliminaAl fine di ampliare il dibattito suggerisco un link http://www.voxnova.altervista.org/proposta-referendum.html
Per quanto riguarda le leggi elettorali è sorprendente come le maggioranze le votino sempre quando i sondaggi le danno in minoranza...
Ciao Eddy, grazie per il tuo blog.
un pò di coraggio, valdotains, e si va tutti a votare, per il si o per il no. Occorrerebbe a questo punto fare una campagna non tanto per il sì o per il no, ma contro l'astensionismo e contro quelli (i Craxi valdostani)che, per paura del confronto e della sfida in campo aperto, preferirebbero vincere (?) senza combattere.
RispondiElimina1. La costituzione è una ed è la legge fondamentale del nostro stato. Essa si compone di 133 art e le riforme del 2001 hanno interessato il titolo V (dall'art. 114 al 133). Tenuto conto che alcuni articoli non sono stati modificati, aver modificato 20 art. su 130 non è stravolgere il senso della cost., che infatti rimane (fortunatamente) nella sua prima parte immutata.
RispondiEliminaE questo senza voler sminuire le riforme del 2001.
2.Nella cost. non si parla, in nessuna parte, di REFERENDUM PROPOSITIVO. Si parla, in generale di proposta di legge (che non è vincolante art. 71 co. 2) e di referendum abrogativo di leggi statali (art. 75).
Nel novvellato titolo V si parla, art. 123 co. 1 di: "lo statuto (delle regioni ordinarie ndr) regola l'esercizio del diritto di iniziativa e del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della regione. In nessuna parte si fa cenno di REFERENDUM PROPOSITIVI che non sono né referendum abrogativi e neppure iniziative legislative del popolo. In sostanza, anche a livello regionale come a livello statale abbiamo solo referendum abrogativi e legge di iniziativa popolare.
Non mi risulta che nessuna regione a statuo ordinario abbia mai disciplinato REFERENDUM PROPOSITIVI.
Il REFERENDUM PROPOSITIVO, non presente in costituzione, è stato introdotto unicamente per le regioni a statuto speciale con la riforma del 2001 mediante legge cost. n. 2/2001, che ha introdotto l'art. 15 del ns. statuto.
3. Le 500.000 firme nel '46 erano effettivamente una enormità, oggi assolutamente no. Su una popolazione di quasi 60 milioni è meno dell'1%. Io, personalmente lo alzerei.
4. Concordo invece in pieno sull'abolizione del quorum che non serve, anzi, come già detto sfalsa la competizione e, contemporaneamente alzerei il numero di firme (per il referendum nazionale) A livello regionale, invece, il numero di firme è già più alto e, come già sostenuto, toglierei il quorum per il referendum propositivo e lo manterrei (anche al 50%) per quello abrogativo.
Anonimus
apprendo che le sezioni UV di Aosta, raccogliendo il suggerimento degli organismi centrali del mouvement, si sono espresse per l'invito all'astensione su tutti i referendum. Si tratta, nel merito, di una bruttissima pagina per la storia della VDA e della democrazia, qualunque sia poi l'esito dei referendum: è il trionfo dell'antipolitica dei politici, che si sottraggono e rifiutano il giudizio dei cittadini, qualunque possa esserne l'esito, per puro desiderio di autoconservazione della casta. E' ora di finirla con le deleghe in bianco ai partiti e ai mouvement,che poi le utilizzano a loro piacere e gradimento, a seconda delle momentanee convenienze. Spero che tanti che, in altra situazione, non sarebbero andati a votare, questa volta ci vadano, anche solo per non avallare queste indicazioni contrarie ad ogni più elementare principio democratico.
RispondiEliminaAnonimus,
RispondiEliminascusa il ritardo, ma rientro oggi ad Aosta. Due cose:
- Il "corpus" costituzionale si compone non solo della Costituzione propriamente detta, ma anche delle leggi costituzionali approvate successivamente, che hanno appunto lo stesso rango nella gerarchia delle fonti giuridiche. Tra queste gli Statuti delle regioni ad autonomia speciale come la nostra. La riforma del 2001 e la legge costituzionale relativa ha imposto alle regioni l'obbligo di legiferare su tutte le forme di referendu, propositivo incluso. Che ti piaccia o no, così è.
- anche diverse regioni a statuto ordinario hanno introdotto nel loro statuto il referendum propositivo. Una a caso, il Lazio. Va detto che gli statuti delle regioni ordinarie non sono legge costituzionale, e possono perciò essere modificati dalla Stato, che peraltro non lo ha fatto, salvo nel caso del Veneto, se non ricordo male.
La tua proposta sul quorum sarebbe già migliorativa, personalmente ritengo che anche per l'abrogativo andrabbe abrogato, ma rispetto tutte le opinioni, restando in questa materia saldamente aggrappato alla mia.
Bruno,
RispondiEliminacondivido l'opinione sulla brutta pagina. Le deleghe a partiti e movimenti, previste dalla Costituzione, sono utili per l'esercizio della democrazia, ma chiarirei una volta per tutte che la sovranità appartiene ai cittadini, che quella a partiti e movimenti è una delega non imperativa ("senza vincolo di mandato") non una delega in bianco, e che il referendum è appunto uno strumento di riequilibrio dell'esercizio di questa delega.
Non dimenticherei mai infine che il voto è un diritto dovere.
Non sembra però di questo parere il locale Prefetto della Repubblica, il quale, invece di far presente ai cittadini, come dovrebbe per ruolo istituzionale, che il voto è un diritto dovere, si è già pubblicamente pronunciato per l'astensione, aderisce, senza prendere le opportune distanze, ad un movimento politico che invita i cittadini a non andare a votare e certamente non si recherà al seggio elettorale. Mi pare che in questo caso venga meno ai suoi compiti istituzionali.
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