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11 luglio 2007

de lingua condenda

il corpus degli interventi in aula dei consiglieri costituisce un vero e proprio laboratorio dove si sperimentano le più ardite forme d'innovazione linguistica. Molte espressioni costituiscono perle degne di apparire su grandi successi di alcuni anni fa, quali "Io speriamo che me la cavo" e "Il dono dell'obliquità".
Limitiamoci ai peccati e salviamo i peccatori. Si va da "è stata una relazione esaustiva e articolare" a "il suo, Assessore, è un comportamento omettitorio", a sortite tipo "bisogna rivalutarizzare questo discorso". Trionfo finale: "sti cafoni, neanche una segretaria al telefono, ti risponde un cold center".
Ma è sulla bandiera del francese che infuria la battaglia più furibonda. Abbondano le "diminutions en percentual", si afferma "c'est difficile, nous avons prouvé et spérimenté", ma la madre di tutte le perle rimane "faut diminuer les "q" de la politique". L'autore de "La foire aux cancres" ne andrebbe fiero.

9 commenti:

  1. Docenti universitari preclusi, confidiamo nelle maestre elementari...

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  2. non a caso le uniche, oltre agli insegnanti di educazione fisica (pardon, scienze motorie), che a scuola abbiano studiato "come insegnare"...

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  3. direi piuttosto de lingua impedita.
    Certi tuoi colleghi stentano anche quando leggono relazioni scritte (da altri).
    Non si pretende l'intonazione, ma almeno un normale uso delle pause conseguenti alla punteggiatura.
    Comunque, grazie per la raccolta delle "imprecisioni". Continua a pubblicare le migliori.

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  4. ti consiglierei di promuovere una pubblicazione dal titolo "il bilinguismo in Valle d'Aosta: 60 anni di esperienza" o qualcosa del genere: potrebbe essere un successone (oltre che un esempio per altre regioni con i nostri problemi)

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  5. Approfitto della citazione degli errori bilingui per postare anche qui la mia lettera a Louis Bionaz, chissà che decida di rispondermi, prima o poi. Ciao Eddy.

    "Rispondo volentieri alla lettera di Louis Bionaz apparsa su "le Peuple Valdotain" n. 22 del 31 Maggio che mi chiama in causa a seguito della pubblicazione di una mia lettera su "La Stampa" in cui chiedevo chi pagasse i centri estivi organizzati da Esprit Valdotain.
    Caro Louis, durante l'unica riunione in cui noi due ci siamo incontrati è risultato evidente che i nostri modi di pensare sono abbastanza diversi, però, allora, non mi era parso che fosse un problema, e continuo ad essere convinto che non lo sia. Se ricordi, in quella occasione, ci siamo confrontati su diversi temi e lo abbiamo fatto parlando ognuno nella lingua che preferiva. Tu ti sei rivolto a noi in patois, altri hanno usato sia il francese che il patois, qualcuno ha parlato francese, io e altri abbiamo usato l'italiano. Ritengo questo trilinguismo interno all'U.V. una ricchezza e penso che se fossimo in grado di parlare anche l'inglese così bene saremmo ancora più ricchi. Non ho nulla contro il francese né contro il patois, anzi, sono impegnato da qualche mese in un rapporto epistolare con una signora, figlia di emigrati, che vive a Ginevra e con la quale dialogo in francese proprio allo scopo di migliorare la mia conoscenza di tale lingua. Ho letto le "Opere Complete" di Proudhon in lingua originale e tante altre opere come "Il Conte di Montecristo", "Notre Dame de Paris", ecc. Quindi nessuna ostilità verso la lingua di Rousseau.
    Il mio discorso è un altro. Io mi vanto di avere gli occhi aperti e di vedere la realtà che mi circonda. Viviamo in una Regione quasi totalmente italofona in cui il bilinguismo è un fatto ufficialmente riconosciuto ma non vissuto e in cui la vera parità tra le lingue locali è, per ora, un progetto e non una situazione. La gente di questa Regione parla e vive in italiano e le nuove generazioni vivono il francese come un'imposizione, un po' perché non lo usano in famiglia e un po' perché comunque in quest'epoca tutto ciò che fanno i giovani richiede l'uso dell'inglese (che la maggioranza studia volentieri).
    Cosa voglio dire con tutto questo? Voglio dire che dobbiamo vivere nella Storia e non tentare in modo autoritario di deformarla. La Valle d'Aosta ha avuto una storia importante, che negli ultimi due secoli l'ha vista punto di partenza per la costruzione dello Stato Italiano e oggi la vede Regione d'Italia a tutti gli effetti; chi si sente diverso per lingua e cultura ha diritto alla libertà e al rispetto ma non ha il diritto di pretendere che la comunità si assuma l'onere di mantenere la sua diversità.
    E questo, caro Louis, non ha niente a che vedere con la mia collocazione nell'U.V. perché, e l'ho anche scritto sul Peuple, io sono per l'autodeterminazione dei popoli, di tutti i popoli, anzi credo nel diritto di ogni popolo di essere indipendente e sovrano per il solo fatto di desiderarlo. Ogni popolo deve poter essere libero se lo vuole, ma non per le sue caratteristiche etnico-linguistiche, ma perché la libertà è un diritto universale e basta. E se un giorno il mio sogno di una Valle d'Aosta indipendente dovesse realizzarsi ciò non dovrà significare necessariamente che in essa si parlerà francese, vi si parlerà la lingua che in quel momento sarà maggioritaria e gli altri dovranno accettarlo e vivere la propria peculiarità liberamente ma per conto proprio e senza pretendere che la cittadinanza intera ne sostenga le spese.
    Una San Marino delle Alpi.
    Ciao Louis.
    Corrado Olivotto"

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  6. Invito tutti a leggere l'ultimo messaggio del gen. Zuckov, mi pare che abbia raggiunto il livello più basso della sua storia. Sono solo insulti. Ho ritenuto di dovergli rispondere.

    http://coliv8.spaces.live.com
    e-mail: otto.olive@hotmail.it

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  7. Io vedo il bicchiere mezzo pieno invece. Per noi valdostani il francese è una lingua straniera che va studiata, io credo che occorra giudicare tenendo conto di questo e sottolineando i progressi e le conquiste, non gli errori. Non saro' mai un bilingue perfetto, ma non importa, il francese imperfetto che so e che coltivo è mio proprio perchè non è la mia lingua materna ma una lingua che ho studiato, come la vigna è più cara all'agricoltore che non le piante spontanee come more o lamponi che crescono sul suo terreno. E finiamola con la storia della francofonia scomparsa, ha ragione Riccarand, la gente comune sapeva ed usava correntemente solo il dialetto, ed era meno complicata di noi, faceva discorsi molto più semplici. Non so se questo implica che un tempo il pensiero fosse più limitato dai limiti del dialetto rispetto ad una lingua letteraria. In 1984 la neolingua viene IMPOVERITA per impoverire il pensiero e la libertà di pensiero.

    Emilio detto uahlim

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  8. Ho partecipato ai forum più noti della Valle per circa un anno (quello di CAVERI, quello dell'UV, quello di 12vda, quello di Ottoz e anche il bolscevico stanco).
    Ho anche avuto dei momenti in cui mi sono nauseato ed ho deciso di smettere, ma purtroppo la partecipazione ai forum è un po' come mangiare le patatine, un intervento tira l'altro e come accendi il computer attacchi a scrivere. L'unico modo per finirla è smettere di brutto (come quando si smette di fumare).
    E di fronte al bassissimo livello raggiunto dallo scontro non rimane altro da fare.
    Ringrazio in particolare Eddy Ottoz che tiene in piedi un bel blog ma al quale sta andando bene solo perché la massa degli stronzi sta bersagliando l'UV, quando decideranno di colpire da lui ho paura che troverà lungo.
    Saluto lo staff di Angelo Musumarra che per ora si salva perché sul suo blog per ora ci vanno in pochi ma aspettate che i fetenti lo scoprano ...
    I pochi personaggi seri che ho incontrato sanno dove trovarmi.
    Il livello medio degli umani è molto basso.
    Saluti a tutti.

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  9. Non abbatterti Corrado, il livello medio degli umani non è molto basso. E' solo poco umano.

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