PRENDRE PARTOUT
METTRE CHEZ-NOUS
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29 marzo 2013

ciao Guido...



 Lucido fino in fondo, fino in fondo attento, curioso e acuto osservatore di un paese, una valle e una società che sconvolgono tutti i paradigmi che ci davano qualche certezza.

Fino in fondo valdostano senza slogan di comodo.

Fino in fondo padre e marito, fino in fondo amico.

22 marzo 2013

adda passa' a nuttata
(te lo do io, il web)


All'inizio fu il sito e i politici si fecero il sito.
Troppo tardi, il popolo del web era già ai blog.

I signori dei voti si fecero allora un blog, ma gli elettori stavano ormai tutti su Facebook.

Quanto sbarcarono finalmente su Facebook l'opinione pubblica digitale era già salpata per il continente di Twitter.

Ora si riversano in massa su Twitter, senza rendersi conto di parlare una lingua lì sconosciuta. Credono di comunicare lanciando messaggini dai soliti contenuti, senza rendersi conto di quanto siano inutili e noiosi.

Sono gli ultimi eredi del credo del dio costo-contatto, s'illudono che, allargando la platea dei potenziali ascoltatori, grazie a un miracolo statistico, il loro messaggio avrà maggiore audience e, di conseguenza, efficacia. Non capiscono che i loro tweet mancano dei due elementi fondamentali: linguaggio e contenuti.
Il linguaggio non lo conoscono proprio, i contenuti giusti non li possono neppure sfiorare, sarebbe un suicidio.

Nel frattempo, mentre cercano di capire perché le loro nobili parole spariscano nel buco nero di Twitter senza lasciare traccia alcuna, la democrazia digitale si fa strada con strumenti nuovi.

Società liquida? Ecco Liquid Feedback. Gli "altri" sono già lì.

Consiglieri e assessori di turno sono invece inchiodati su Twitter, sentendosi eroici pionieri. In realtà sono solo ridicoli e noiosi. E, secondo un consolidato copione politico locale, pensano probabilmente che Liquid Feedback sia roba da bere in piola.


Non comprendono perché nessuno se li fili, mentre avanza baldanzosa sulla nuvola la nuova democrazia. Pontificano con malcelato sussiego sulla volatilità delle opinioni e l'incontrollabilità delle informazioni sul web. Si sono persi software e metodi (di cui neppure suppongono l'esistenza) per consultazioni permanenti, verifiche affidabili, riallineamento continuo del consenso.

Sperano in fondo che, come tutte le mode, anche questa passerà e torneremo ai buoni vecchi metodi clientelari d'antan.
In fondo siamo in Italia, "Adda passa' 'a nuttata".


Temo per loro che questa "nuttata" non passerà. L'ho scritto nel 2008, lo ripeto qui: "mentre la corte di Eliogabalo si perdeva nella dissoluzione, i barbari premevano alle frontiere con tremende erezioni (direbbe Alberto Arbasino)."

 

Eppure tutto fu proclamato l'8 febbraio 1996 a Davos da John Perry Barlow

http://appropo.blogspot.it/2007/05/dichiarazione-dindipendenza-del.html 

Dateci un'occhiata, ne vale la pena.

 

21 marzo 2013

ciao Pietro...


S'impose prepotentemente all'attenzione di tutti agli europei di Helsinki 1971, finalista a soli 19 anni. Capimmo subito che possedeva più di un semplice fisico forte e veloce.

Poi lunghi anni di romitaggio a Formia e la simbiosi con Carlo Vittori, suo mentore e aguzzino. Un rapporto di amore-odio che ogni giorno si sublimava nel duro, feroce allenamento. Nessuno prima di lui aveva faticato tanto e nessuno fu in grado di farlo poi.

Spigoloso, caparbio, determinato, raggiunse tutti gli obiettivi che si era posto, dal primato mondiale (battendo quello incredibile di Tommie Smith a Mexico) all'oro olimpico di Mosca.

Petruzzo costituiva con Sara Simeoni il simbolo vivente del miracolo dell'atletica italiana degli anni settanta, il sigillo del successo prorompente di Primo Nebiolo, del primato scientifico e metodologico dell'Atletica sugli altri sport in Italia. La sua traiettoria lo portò attraverso il decennio successivo fino a Seul 1988.

La dimostrazione vivente, e lo ripeteva spesso, che solo il lavoro, il duro lavoro, paga.

La classe prescinde dal merito, è un dono degli dei che ti segna alla nascita, ma senza il piacere della sofferenza dell'allenamento non si va da nessuna parte.

Lo ricordo così: splendido, scontroso, irriducibile e irripetibile stakanopista.

18 marzo 2013

San Martino, il mendicante e il drago

(ricevo e giro)

C'era una volta Martino di Tours.
Ai tempi della nostra storia era poco più di un ragazzo: un giovane valoroso, di buon cuore e di buona volontà. Nato in Pannonia, nell'Impero Romano (così si chiamava allora l'Unione Europea), era figlio di un tribuno militare.
Un raccomandato, state già pensando. E invece no: invece di approfittare delle conoscenze del padre per imbucarsi alle poste, al catasto o in qualche assessorato, il giovane Martino a quindici anni era andato a lavorare, arruolandosi nella guardia imperiale a cavallo. Un fanatico, insomma.
Ma questo è solo l'antefatto.

L'11 di novembre, in un giorno di pioggia (così si chiamava allora l'emergenza maltempo), il nostro cavaliere viene assegnato ai servizi di protezione civile. Unico fra decine di imboscati, lascia un affollatissimo e ben riscaldato circolo ufficiali ed esce solitario dall'accampamento per il suo turno di pattuglia.
Dalle intemperie lo protegge il suo mantello (ricordate questo particolare).
Cavalcando, Martino incontra un mendicante semiassiderato. Si ferma e gli chiede: "Pover'uomo, dove avete lasciato il vostro pastrano?"
"Negli uffici di Equitalia. Me lo hanno sequestrato per un errore formale nella denuncia dei redditi."
"E una casa? Non avete una casa?"
"Se l'è presa la banca perché non riuscivo a pagare gli interessi sul mutuo sub-prime."
"E come farete a proteggervi dal freddo?"
"Non certo facendo un fuoco. Il gasolio è aumentato ancora ieri."

Impietosito, Martino pensa a una soluzione equa e solidale. Il mantello che indossa è ampio e caldo - ma soprattutto è suo personale, e non deve risponderne all'amministrazione militare. Generosamente ne offre la metà al mendicante, che lo ringrazia commosso.

Sta per trarre la spada e dividere il pezzo di stoffa,  ma proprio in quel momento dalla boscaglia esce un drago. Pronto a difendere se stesso e il suo protetto, Martino si fa avanti. Il drago lo blocca mostrandogli un distintivo:
"Guardia di Finanza. Mi mostri lo scontrino fiscale del mantello."
"È un frutto del mio lavoro" replica il giovane cavaliere stupito. "L'ho pagato con i miei soldi."
"Un tipico caso di elusione" commenta severamente il drago, "ma chiuderò un occhio se ci sarà il ravvedimento operoso."
"Ma quale ravvedimento? La nostra è una transazione tra privati, non sarà mica vietato regalare un mezzo mantello?"
"No, purché ci abbia pagato sopra IVA, IRPEF, IRAP e INPS."
"Questo significa che la metà devo darla a lei e non al povero?"
"Metà?" il drago scoppia a ridere, tira fuori una piccola calcolatrice e inizia a fare di conto. "Guardi, non le applico la sanzione (solo perché è lei.), e mi accontento del 70%".
"Più di due terzi del mantello?"
"Vuole sottrarsi ai suoi doveri di contribuente? Un cavaliere come lei? Con un mezzo come questo? Guardi che il cavallo potrei anche sequestrarglielo. Sa cosa sono le ganasce fiscali?"
Martino è allibito: "Ma io avrei diviso il mantello con questo signore che ha freddo".
"Quello che non capite voi evasori, è che per questo c'è lo Stato. Ammortizzatori e sussidi sono compito dello Stato. Non vorrà mica fare macelleria sociale?".
"Ma perché il 70%?" chiede il cavaliere. E guarda il mendicante. "A lui bastava la metà. Eravamo già d'accordo.".
"Caro lei, ho forse detto che il 70% andrà a questo signore? Anche lo Stato ha anche i suoi costi da coprire. Il mio stipendio, per esempio."
"E quindi?" chiede il povero preoccupato. "A me quanto ne resta?"
"La spesa sociale effettiva, al netto delle spese di gestione della macchina pubblica, corrisponde a circa il 20% del PIL. Quindi a lei resterebbe un quinto."
Rassegnato, il povero tende la mano. "Me lo dia, vorrà dire che mi ci farò una sciarpa."
"Non la faccia così semplice..." dice il drago mettendo nella bisaccia il 70% del mantello. "Ci sono delle procedure da seguire, e molto rigorose. Tanto per incominciare, chi mi garantisce che lei sia veramente a reddito zero?".

A questo punto il cavaliere si infuria e sbotta: "C'è chi ruba ai ricchi, e chi ruba ai poveri. Lei sta rubando a tutti e due." E parte al galoppo sotto la pioggia battente, cercando invano di coprirsi con quel che resta del pezzo di stoffa.
Il drago si volta verso il mendicante, e con un gesto brusco gli fa cenno di andarsene: "Ecco che arriva il mio collega a darmi il cambio. Se fossi in lei, non mi farei trovare qui. Prendere una multa per vagabondaggio è un attimo.".

I due draghi ora sono soli, e si passano le consegne:
"Questo è un campione del mantello. Manca l'etichetta con la composizione della lana. Lo passi tu all'ASL per i controlli di legge? Mi sa che quel cavaliere sta per passare un brutto quarto d'ora."

trus
a km sottozero

Chiamatelo pure grumolo verde, oppure radicio de cortéo.  Per noi è il trus, la meraviglia delle insalate.
Lo scorso martedì ho mangiato il primo prodotto di quest'anno del mio orticello. Giusto prima della nevicata tardiva di questo fine settimana. Entro pochi giorni sulla collina di Torino, a casa di Manlio (che lo chiama truset), ne faremo la primaverile scorpacciata annuale. Sublime.


8 marzo 2013

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8 marzo, festa della donna: le madri tibetane.


4 marzo 2013

today's doodle
Miriam Makeba

oggi è l'81° anniversario della nascita di Miriam Makeba