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18 giugno 2007

La Chine s'est éveillée

Tre giorni a Pechino.
Inaccessibili, ad esempio, blogger e wikipedia, stoppati da un gigantesco firewall orwelliano, versione internet della Grande Muraglia, proibito sostare a Tien An Men, in via d'estinzione le biciclette, proibite le motociclette, muggisce il traffico, all'interno del quarto cerchio i cani devono essere al massimo 35cm al garrese, i grattacieli crescono come funghi anche se non piove mai, se serve fa piovere il governo bombardando il cielo, ma costa troppo, ogni tanto però se po' fa'. Per avere il sole all'inaugurazione delle Olimpiadi, tre giorni prima lo farà di certo. Tutto è in vendita, tutto si contratta, meno le ideologie. Scorte esaurite.
Tredici milioni di abitanti registrati più quattro non registrati, il secondo cerchio è ormai una delle larghissime fubinofobiche circonvallazioni, per realizzare la quale è stata spianata un'intera cerchia di antiche mura della città (la quarta direi). L'economia galoppa oltre il 10% di pil, la sovrintendenza può aspettare.
Sarà una grande Olimpiade, impianti meravigliosi, tutto disegnato from scratch, urbanistica compresa, tutto progettato con un tecnigrafo a mappe libere: do the best, that's it. Stop. Les jeux olympiques d'abord, l'intendance suivra, avrebbe detto "le" Général.
Niente transizioni di genere per falsi accrescitivi a bloccare tutto. Amministrazioni di servizio.
Il gomitolo dello stadio olimpico, già oggetto d'arte prima di esistere, darà al mondo intero il segno della complessità di questo grande paese.
Pechino, bella ma meravigliosamente inquinata, ogni grattacielo un nuovo milionario, l'anima lacerata dalla dolorosa necessità di essere più occidentale degli occidentali, ma alla cinese, gli occidentali non possono capire, si grattino. Non hanno compreso che la risorsa più democratica, ma limitata e costosa, è il tempo, per questo non sanno controllare i costi. Ripeto, si grattino. Siamo all'etimo del funzionariato. Per dare risposte, qui la burocrazia dispone solo del si o del no. Poi si esegue. Stop. Abolita la cultura della spiegazione, del perché si o perché no, poco lavoro per i Tar, se no il paese non va avanti.
Le masturbazioni mentali, dopo, a cose fatte. Intanto, facciamo il ponte, anzi i ponti, le Tav, le gallerie, le autostrade, le dighe, poi discutiamo. Il traffico non è un problema ideologico, ma idraulico, e l'idraulica richiede approcci cartesiani. Di nuovo, niente se o ma, just si o no. Non si suona ancora qui, nelle sale da concerto, la democrazia ben temperata.
Per il reato di corruzione? Pena di morte. Niente corruzione, allora? No, per carità, però il più alto numero al mondo di sentenze di morte eseguite ogni anno (solo Amnesty e i radicali di Non toccate Caino ne parlano, i pacifisti di professione preferiscono limitarsi a protestare per quelle eseguite in Usa. Distinguiamo please le condanne a morte buone da quelle cattive...).

Continuate a raccontarvi - paiono dirci i cinesi - che l'1.6% è crescita, che l'1,6% è economia che va bene, che l'1,6% è sviluppo, che con l'1,6% si può fare ricerca, che l'1,6% porta alla felicità, e che il 2,0% sarebbe il paradiso, ma il paradiso non esiste. Continuate a raccontarvi che il lavoro di cui parla la Costituzione è solo quello così definito dalla triplice, da proteggere fino al triplice lavoro, per perpetuare in ultima analisi la triplice stessa. Intanto noi cinesi non ci chiediamo che cosa sia il lavoro, lavoriamo. Sapete, quell'attività che l'Occidente ha dimenticato, quella in cui si suda e si fa fatica ma si producono beni e servizi e non solo parole e obiezioni. Non siamo perfetti, ma se l'11% di pil non sono la felicità, per la crescita della Cina figuriamoci che tragedia sarebbe l'1,6%.

Lo disse un certo Napoleone Bonaparte: "Quand la Chine se réveillera, le monde entier tremblera". In Italia continuiamo a far finta di nulla, ad usare strumenti spuntati e a raccontarci le bugie da soli. Almeno, non crediamoci.
Quando se ne parlerà seriamente?

Non è più la Cina di una volta.

1 commento:

  1. O VALDOSTANI!, addormentati dalla burocrazia, non avete coraggio a far commenti

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