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30 aprile 2007

Che ci posso fare io, se l'Italia è fatta così? (et chez-nous?)

La comunicazione politica si rivolge ad un'Italia che esiste? E' questo il nodo irrisolto di cui mai si parla, il convitato di pietra al tavolo della costruzione del Partito Democratico. Troppa o non abbastanza sinistra?
Le argomentazioni di illustri intellettuali e opinionisti politici su giornali e tv forano il mezzo e giungono agli elettori? Sono efficaci? I partiti si rivolgono a chi credono di rivolgersi? Perché tutti hanno il cuore a sinistra e il portafoglio a destra?
Partiamo da un punto fermo: lo studio di Alessandro Amadori (Coesis Research) commissionato da Romano Prodi nel 2005. Cerchiamo di capire chi sono gli italiani che votano.
In Italia il 54% degli adulti (la maggioranza degli elettori) non lavora. Tra gli adulti un italiano su 4 è pensionato, uno su 5 è impiegato o insegnante, uno su 6 è casalinga, uno su 12 è studente, uno su 14 è operaio specializzato o qualificato, gli agricoltori sono l'uno per cento della popolazione, i professionisti il 6%, i commercianti e artigiani il 3%, gli operai comuni il 2%, solo il 10% è laureato, il 42% è diplomato, il 14% ha solo la quinta elementare o neppure questa, un italiano su tre si è fermato alle medie inferiori, l'87% si dichiara credente, ma solo la metà frequenta la Chiesa con una certa regolarità, l'81% delle famiglie possiede un videoregistratore, solo il 48% ha la lavastoviglie, il 62% delle famiglie ha il computer e il lettore dvd, il 53% si collega ad internet, il 17% è abbonato a Sky e, addirittura, quasi il 12% ha il digitale terrestre (così era nel 2005, oggi questi dati in corsivo sono certo variati in modo significativo).
Se chiedete agli italiani quale sia il loro interesse principale, la cultura precede lo sport e lo spettacolo (date un'occhiata qui sotto in commenti).
Il problema, per Prodi, era capire che cosa vogliono gli italiani dalla politica.
Un problema che, applicati i dovuti aggiustamenti alla specificità della nostra petite Vallée, dovrebbe porsi anche qualcun altro.

3 commenti:

  1. Sulla credibilità degli italiani quando rispondono ad un sondaggio vi rimando al Gramellino del 25 aprile su La Stampa, che, per vostra comodità, riporti di seguito:


    Ritratto fedele

    di Massimo Gramellini

    L’autorevole Financial Times ha pubblicato un dossier assai autorevole sulla situazione mondiale delle corna. Da un esame autorevolissimo delle statistiche è emerso che una caterva di maschi africani, americani ed europei confessa di tradire la moglie. Fa eccezione l’Italia, dove appena tre uomini su cento riconoscono di aver commesso un adulterio, ma molto piccolo. Gli analisti britannici ne sono rimasti sorpresi. Ci conoscono poco. E ancor meno conoscono i risultati di ogni indagine demoscopica che ci riguardi. Com’è noto, il 92% degli italiani apprezza la cultura più del calcio, il 95% smania dal desiderio di pagare le tasse, il 97% detesta le barzellette becere e, finché la democrazia cristiana è esistita, il 112,8% negava di averla mai votata.
    L’italiano è un dissimulatore professionale. Mettetegli davanti un sondaggista ed egli cercherà di soddisfarlo: barrando la risposta più nobile, la più lontana dalla bruta verità. Non per naturale tendenza al depistaggio o desiderio di compiacere l’interlocutore. E neppure per una visione edulcorata dell’esistenza che lo induce a preferire le bugie fantasmagoriche alla noia della realtà. Semplicemente è convinto che i sondaggi non siano un termometro di comportamenti, ma un indicatore di buoni propositi. A chi gli domanda cosa fa o cosa pensa, lui risponde cosa gli piacerebbe fare e pensare per sentirsi migliore di quel che è. Davanti all’intervistatore si comporta come un tempo davanti al prete: puntando a uscirne con un’iniezione di autostima che gli permetta di rimettersi a fare i propri comodi circondato da un alone di santità.

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  2. Interessante. I dati, oltre a quelli già elencati, possono essere trovati in rete o in un libro dello stesso Amadori?

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  3. Non so se si possa avere accesso allo studio. I dati (quelli che ho postato) sono contenuti in un libro di Vespa.
    Sarebbe interessante effettuare oggi la stessa analisi in Valle, arricchendola dell'indagine su categorie interessanti qui e magari meno altrove.

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