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2 agosto 2012

meditazioni olimpiche
il primo olimpionico
si era pagato il viaggio

Domani finalmente l'Atletica entra in scena.
Il dibattito, che ancora non si è placato, su criteri di selezione e diritti degli atleti, mi fa venire in mente la storia di James Connolly, che vinse la prima gara delle prima olimpiadi moderne, che si disputò immediatamente dopo la cerimonia d'apertura.
Nulla di nuovo sotto il sole.
Non volevano farlo partecipare si Giochi, ci andò pagandosi il viaggio e vinse.
Meditate.
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Bostoniano di umili origini irlandesi (Séamas Breandán O’ Conghaile), cattolico, James Brendan Connolly, abbandonò la scuola a quindici anni per contribuire a mantenere i suoi undici fratelli. Nel 1895, a 27 anni, fu accettato all’Università di Harvard, faticando però ad adattarsi all’ambiente del college.

Appassionato di sport, campione statunitense di salto triplo, avendo sentito parlare dei Giochi Olimpici che si sarebbero svolti in Europa, chiese ai dirigenti di Harvard una licenza di otto settimane per andare a gareggiare ad Atene. Sia Dean Shaler, grande capo dell’università, sia il chairman dell’Harvard Athletic Committee, gliela rifiutarono sdegnosamente. Definirono la trasferta “una scampagnata” e chiarirono che per andarci avrebbe dovuto dimettersi da Harvard ed eventualmente ripresentare domanda di riammissione al ritorno.
Furibondo Connolly rispose. “I’m not resigning and I’m not making application to re-enter on my return. I’m through with this college right now. Good day.” (“Né mi dimetto, né presenterò richiesta di riammissione al mio ritorno.  Con questa università chiudo definitivamente. Buongiorno”).
  
Subì inoltre uno schiaffo morale quando seppe che a uno studente suo collega, Ellery Harding Clark, veniva concesso di effettuare il viaggio ad Atene.
Fece così parte del contingente di undici atleti americani, ma mentre agli altri le spese furono pagate dalla Boston Athletic Association, Connolly, giudicato troppo povero per essere accettato in una tale élite sociale, fu costretto a farsi aiutare per le spese dal Suffolk Athletic Club. Aggiunse tutti i suoi risparmi, 700 dollari, per pagarsi il viaggio sul cargo tedesco SS Fulda. Due giorni prima della partenza rimase inchiodato da fitte lombari. I dolori passarono durante i diciassette giorni di navigazione fino a Napoli dove, per colmo della sfiga, gli fu rubato il portafoglio… Di qui la squadra proseguì in treno e traghetto fino ad Atene.

Arrivarono convinti di poter recuperare e allenarsi ancora dieci giorni. Scoprirono però che le gare iniziavano l’indomani mattina. Non avevano considerato che, mentre in tutto il resto del mondo occidentale vigeva il calendario gregoriano, in Grecia, come all'epoca in tutti i paesi cristiano-ortodossi ancora si seguiva quello giuliano…
Apprese inoltre che il triplo non prevedeva qui uno hop, uno step e un jump (come si salta ancora oggi), ma che si sarebbero dovuti effettuare due hop e un jump, salto che non praticava fin dai giochi infantili.

Gara su tre prove per concorrente. James saltava per ultimo. Guardò dove erano arrivati gli altri e prima della rincorsa, gettò il berretto nella fossa di atterraggio una yard oltre la loro migliore misura, dichiarando: “my leap will be one for the honour of County Galway” (“salterò per l’onore della contea di Galway”).
Rincorsa veloce, i due hop, il jump. Ben oltre il suo stesso riferimento atterrò a 44 piedi, 11 pollici e ¾ (13 metri e 71). Meno del suo primato e del record mondiale che stabilì più tardi quell’anno, ma comunque un metro più del secondo classificato.
I suoi Giochi non finirono qui. James fu secondo nel salto in alto (1,65m) e terzo nel lungo (6,11m), due gare vinte da Ellery Clark.
Era la pecora nera del gruppo, ritenuto socialmente inferiore dai suoi compatrioti. Una foto lo mostra ancora seduto in disparte sull’SS Fulda. Numerosi articoli dell’epoca riportavano per esteso nomi e cognomi di tutti gli altri atleti americani, lui era semplicemente “Connolly”.
Ritornò in Europa per difendere il suo titolo nelle Olimpiadi di Parigi, dove fu secondo.
Divenne un prolifico scrittore, pubblicò duecento novelle e cinquanta romanzi di mare, ma serbò eterno rancore ad Harvard che aveva cercato di impedirgli di partecipare alle Olimpiadi.
Nel 1949 l’Università, per sotterrare l’ascia di guerra, gli offrì una laurea honoris causa. James sdegnosamente rifiutò. 
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(nella foto James Brendan Connolly ad Atene nel 1896)

P.S. (aggiunto il 21 ottobre 2018)
Nel 2012, quando pubblicai questo post, ricevetti un'email dal mio Comandante Vanni Loriga la seguente email:

"William J. Mallon in Salvatore Massara (I sentieri di Olimpia) racconta che servivano per il viaggio 325 dollari. Connolly ne aveva 250; i Padri O’ Callaghan e Lane della chiesa di Sant'Agostino, par­rocchia di Connolly, organizzarono una colletta con vendita di torte. Furono raccolti 90 dollari, il dolce più caro fu quello preparato da Sabyna Lydon, una torta pagata 5,25 dollari.
Connolly sarebbe in seguito diventato famoso perché in una strada di Monaco a lui intitolata lo scri­vente si sfasciò tibia e perone, stabilendo il record mondiale di salto in basso. Superato 40 anni do­po da Franco Arese con la sua atletica leggera.
Ciao, Vanni"

Qualche commento. La differenza tra le cifre (costo del viaggio, prezzo dell'ultima torta ecc.) è probabilmente dovuta al fatto che non tutti noi abbiamo letto gli stessi libri e dopo centovent'anni non sono disponibili testimoni diretti....La storia del viaggio di J.B. Connolly è poi ricca di tanti altri interessanti episodi. Questo è solo un blog.
In Connollystraße a Monaco '72 (la via in cui si affacciavano i fedayin che assaltarono la palazzina israeliana), mentre il Comandante, giornalista memore dal suo passato di bersagliere, si fiondava da un muro alto quattro metri fracassandosi una gamba, il suo agente segreto (il sottoscritto) stava abusivamente all'interno del villaggio, abbandonato dal nostro giornale.
Last but not least, il primato di Arese è stato largamente battuto.
Tante, forse troppe storie che s'incrociano.
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