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3 febbraio 2007

2007, fuga da Catania

Smettiamo di scandalizzarci ogni volta dinanzi ad insensate tragedie come questa, per diluire subito dopo le responsabilità spalmandole su tutto il mondo sportivo italiano, blaterando di mancanza di cultura delle regole. Smettiamo di sparare nel mucchio con discorsi sui massimi sistemi, facendo a gara per scusare alla fine il calcio. E’ ora di dire chiaramente che il problema sta proprio qui, nel calcio, non nel resto dello sport. Purtroppo, il calcio ritiene di essere fuori di ogni regola, di godere di una sorta d’investitura divina, di salvacondotto universale, di essere superiore alla comune morale e alle leggi dello Stato, comprese quelle fiscali. Se non si parte da questa considerazione per intervenire, tutto sarà inutile. Guardiamoci negli occhi: il calcio è malato, non è vero che sia lo specchio della società, risparmiamoci i soliti bla bla bla, che servono solo ad attribuire le colpe altrove, coinvolgendo anche gli altri sport. Smettiamola con il tutti colpevoli e perciò tutti innocenti. E’ inaccettabile. E’ il calcio ad essere malato, le parti in cancrena siano amputate, prima che infettino irrimediabilmente gli altri sport.
Ogni domenica, oltre 20.000 rappresentanti delle forze dell’ordine, pagati dallo Stato e non dalle squadre, presidiano gli stadi con l’assurdo compito di prevenire sistematici comportamenti delinquenziali organizzati da sedicenti tifosi. Oltre 20.000: una follia che tutti i cittadini pagano con le tasse, i poliziotti con la vita, le loro famiglie con un dolore del quale nessuno le ripagherà mai.
Perché? Per una partita di pallone.
Basta.

4 commenti:

  1. Sia pure che il calcio, e solo il calcio, è malato. Ma chi e perché lo ha lasciato incancrenirsi? La politica o l’Italia tutta? Propendo per la seconda. Il calcio offre al becerume nazionale più di ogni altro sport il modo di manifestarsi. E’ soggetto a regole applicate da una giuria (nel caso, la terna arbitrale) e non da uno strumento (cronometro o altro), da cui abusi veri o immaginari e polemiche comunque assicurate. E’ sport collettivo, che perciò lascia ampio spazio a recriminazioni su presunti errori altrui. E’ sport di squadra, che evoca immediatamente sentimenti gregari e massificatori. Viene giocato in ampi stadi, il che permette di amplificare l’effetto di intruppamento. E’ sport apparentemente non violento, il che lascia ampio spazio a scorrettezze di ogni genere. E’ sport oggetto di scommesse legalizzate, il che aumenta l’interesse a truccarne i risultati. E’ sport che non richiede nessuna pratica attiva per fruirne, in specie televisivamente (a rovescio, chi non ha per esempio mai giocato a cricket difficilmente troverà interessante seguirne un incontro). Ma, soprattutto, è sport plebeo, villano e circense. Ed è qui che si vede che la sua degenerazione risponde a un preciso carattere italiano, quello che fa della popolazione di questo paese un ammasso privo di senso civico e pronto a tutte le avventure. In chiaro, il calcio è incivile perché l’Italia è incivile. Il calcio è l’Italia del mio particulare e delle adunate di massa, del “chissenefrega” e del “deve pensarci lo Stato”, del “meno tasse per me” e della pensione a 50 anni. Degli stadi non a norma, ma nei quali si gioca lo stesso per preservare la “pace sociale”.
    E stante che quell’Italia è largamente maggioritaria, non stupisce che il calcio vi sia popolarissimo. Qualche (una buona decina) di anni fa, la Gialappa’s Band di Milano aveva iniziato una trasmissione, “Mai dire gol”, in cui si ironizzava causticamente sul calcio e sui suoi “eroi”. Spiritosi, i tre autori andarono oltre e non si fermarono alla superficie. Picchiarono sodo, tradendo il loro disprezzo proprio per quello che il calcio rappresentava. Furono richiamati duramente all’ordine, persino da G. Bocca, noioso solone di stampo saragattiano (genere alzabarbera e cicchetto d’onore), che difendevano la “sacralità” del calcio. Da allora, sempre piacevole, la loro trasmissione rientrò però nell’ordine. Critica sì, ma non troppo. All’italiana.
    Vogliamo scommettere che, sempre more italico, gli stadi riapriranno tra due settimane con chiassosi annunci di misure eccezzzzionali, che non saranno in realtà poi applicate (multe a società o radiazioni o altro)? Del tipo delle sanzioni via via più edulcorate comminate ai responsabili di “Moggiopoli”?
    Vogliamo scommettere che l’Italia è un paese che non può sanzionarsi, perché non ha il coraggio di guardarsi allo specchio?

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  2. Come vorrei lo stadio del calcio.
    Un grandissimo schermo che proietta la partita senza i giocatori in campo.
    In tribuna solo gli ultras, tutti insieme senza divisioni.
    Proibito l'accesso ai tifosi veri, quelli per bene.
    Proibito l'ingresso alle famiglie, ai bambini.
    Proibito ai poliziotti.
    Le tribune e le gradinate, tutte per loro, per quei "giocherelloni"che vogliono giocare alla guerra, che vogliono fare male.
    Perchè dobbiamo impedire a questi simpaticoni di giocare? Aiutiamoli, diamogli una mano perchè il gioco riesca proprio bene.
    Corre l'obbligo, a seconda del prezzo del biglietto, dotare gli spalti di mortaretti, bombe-carta, lacrimogeni, fumogeni, spranghe, petardi, magari per i più abbienti anche qualche motorino da far cadere dalle zone più alte.
    Al fischio d'inizio liberi di sfogarsi, naturalmente più saranno stretti uno vicino all'altro, meglio riuscirà la partita.
    Si annienteranno tra di loro , finchè ne resterà uno le proiezioni continueranno. Il superstite sarà incoronato vincitore e avrà la possibilità di essere trasferito (gratuitamente) in un altro stadio dove potrà continuare a divertirsi.
    Questo spettacolo dovrà partire, rigorosamente negli stadi di tutta italia, in una sola domenica avremmo risolto il problema.
    Gli ultras che amano fare la guerra ne caverebbero tanta soddisfazione, e i poliziotti potrebbero godersi la domenica con il loro ridicolo stipendio in famiglia.
    Aiutiamo gli ultras a vivere come desiderano, una volta per tutte siamo più buoni...

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  3. Per me esiste una sola soluzione:

    all'interno dello stadio NON 1 POLIZIOTTO, NON 1 CARABINIERE e si arrangino le società; è TERRITORIO PRIVATO...non a caso in Inghilterra gli stewarts non guardano la partita GUARDANO IL PUBBLICO!!!

    all'esterno SUOLO PUBBLICO=ORDINE PUBBLICO

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  4. Questo deve essere l'obiettivo finale. Oggi, in situazione di emergenza, misure di emergenza, purché si adotti un impianto legislativo coerente che ci porti nei tempi più brevi possibili a raggiungere l'obiettivo e a superare l'emergenza.

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