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19 gennaio 2007

I neo-giorn: come ti reinvento il mestiere

Dopo i neo-con e i teo-dem, è l'ora dei neo-giorn.
Dal tempo dei padri del giornalismo le frasi tra virgolette sono citazioni letterali di parole o frasi pronunciate dagli intervistati o dai personaggi di cui si parla nell'articolo.
La virgolettatura è addirittura elemento probatorio nelle cause per diffamazione.
Ad una mia lettera di rettifica su quanto apparso il 12 gennaio su La Stampa, non solo non risponde Sandro Camera, che aveva cannato un paragrafo dell'articolo del giorno precedente, ma si scomoda addirittura Chicco Martinet, sostenendo che "il giornalista ha dunque operato una sintesi offrendo il pensiero del consigliere diessino" (sintesi nella quale gli si fa dire il contrario di quanto aveva detto!). Sempre su La Stampa, S.L. conferma l'indomani il concetto, riportando tra virgolette una frase del documento votato dall'Assva che, in quella forma, nel documento non c'è.
Quindi, ragazzi, attenzione: per i neo-giorn le frasi tra virgolette non sono più citazioni, bensì sintesi di quanto il giornalista pensa che pensi colui di cui il lettore pensa che si stia pensando di parlare.
Atroce dubbio: e le citazioni letterali, come riconoscere d'ora innanzi le citazioni letterali?
Mark Twain, Mencken, Albertini e Montanelli vogliono commentare, please?

1 commento:

  1. E ti stupisci?
    Guarda che senza la complicità attiva della stampa locale lo schifo nel quale siamo non sarebbe mai stato possibile. Inutile scomodare Lippmann o altri. Basta uno sguardo in giro. Martinet caporedattore de "La Stampa", Barbero direttore de " La Vallée", Mercanti de "La Gazzetta". Massima estensione possibile dei succitati: 90°. Competenze: nessuna. Codice deontologico: assente. Servilismo: assoluto. Chiaro che con una stampa così Caveri - a proposito, Eddy: è vera la notizia dell'abbraccio liberatorio riportata da quel titano del giornalismo che è Simone Piffari?)può poi diventare presidente della giunta...
    C'è però un aspetto positivo: il grottesco, che se uno sa capirlo può essere divertente. Il virgolettato "di sintesi" (sbagliata, ovviamente) ne "La Stampa" di Martinet, la risposta di Mercanti a Glarey ne "La Gazzetta" della settimana scorsa (un direttore di un giornale "indipendente" che risponde a un lettore difendendo strenuamente un partito politico e un pregiudicato), Barbero che ne "La Vallée" ci parla di "problemi tecnici" che avrebbero impedito l'uscita del suo giornale la settimana prima (tutti sanno che si tratta di soldoni richiesti da Giachetti), Caveri (un giornalista, mi dicono: ma alla Rai di Aosta, il che spiega molto) che considera il giornalismo di inchiesta e quanto può produrre come degno di un regime bolscevico. Grottesco, deforme, malsano: ma se lo si guarda con occhio chirurgico, può persino far sorridere.
    O no?

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